Lettera di un maestro non appassionato alle “pseudo-riforme”
Ho letto con dubbi crescenti la lettera indirizzata dal Dirigente Scolastico Eramo alla Gazzetta di Parma, pubblicata domenica 24 luglio.
Provo a rispondere, da maestro elementare assolutamente non “pronto” a pseudo-riforme che non tutelino l’essenza della scuola pubblica, per come è disegnata nella Costituzione.
Privo delle granitiche certezze “riformatrici” fornite dal Dirigente Eramo, provo a formulare alcune domande:
Qual è l’essenza della scuola pubblica, garantita dalla Costituzione? Garantire (ai sensi dell’art.3) il pieno sviluppo della persona umana o certificare i livelli di raggiungimento delle competenze?
Accontentarsi di “riformare” l’esame finale di un percorso scolastico non è un semplice inganno, se non si riflette su ciò che la scuola pubblica (organo costituzionale dello Stato) ha offerto ed offre ad ogni singolo/a alunno e alunna, per permettere il pieno sviluppo delle proprie potenzialità?
Da giorni leggiamo le polemiche e l'indignazione cittadina legate alla lettera di rifiuto e selezione nei confronti di un un minore da parte di una squadra di calcio cittadina (frutto di una cultura competitiva e selettiva). Non è sulla stessa linea anche lo scrivere, da parte del Dirigente Eramo, che avrebbe più senso certificare “ciò che i ragazzi sanno e quello che non sanno”, “chi merita 4 o 5”? Si ha coscienza di quale sia la funzione della scuola, in quanto a riconoscimento e valorizzazione del sé? Non è assolutamente più delicata di quella di una squadra di calcio? Non deve porsi attenzioni ancora maggiori?
Non è assodato e frutto di cultura pedagogica sapiente il fatto che “le prove siano valutate in relazione al percorso dell’alunno”? Il Dirigente Eramo ci vuole dire che l’affermazione della Scuola di Barbiana “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali” è da rottamare?
Sono un maestro, felice di non dover valutare in modo pseudo-oggettivo (magari su indirizzo INVALSI), stilando graduatorie numeriche che presumano di stilare graduatorie e riconoscere competenze (in soggetti in piena fase evolutiva, sensibili a enormità di variabili e potenzialità).
Sono felice che il livello di scuola in cui insegno mi permetta ancora di occuparmi di cosa faccio tutti i giorni con i/le mie/i alunni, quali esperienze educative e di apprendimento posso mettere in atto, con i/le mie colleghe/i, senza dover inventarmi “riforme” per sistemare esami finali traballanti ed incoerenti. Mi sentirei in enorme difficoltà a dover rinchiudere (da anni il Movimento di Cooperazione Educativa sostiene la necessità di cammini valutativi diversi dal voto numerico http://www.mce-fimem.it/il-documento-delle-associazioni-sul-voto-numerico/) il percorso umano e didattico di un alunno in una scala numerica comparativa e fonte di discrimine sulla promozione/bocciatura.
NON sono pronto a riforme (come del resto la Riforma Gelmini, la L.107, ecc.) che nascondano i veri problemi della scuola pubblica con piccoli ritocchi su aspetti “coreografici”, nascondendo dietro un’immagine parziale la complessità di accompagnare in un cammino unico e personale questi ragazzi e ragazze che ci vengono affidati dalle famiglie e dalla società.
Mi piacerebbe che ci fossero Dirigenti scolastici e docenti PRONTI DA TEMPO a lottare per il diritto ad una scuola dell’obbligo degna ed adatta ad ognuno di loro, che li faccia sentire valorizzati e capaci di scoprire le proprie potenzialità, in una relazione educativa significativa.
Che facessero sentire pubblicamente la propria voce per QUESTO, non per altro, di scarso valore sostanziale.
A questo sarei PRONTO e disponibile a collaborare, sempre che la Scuola pubblica che oggi si sta costruendo abbia ancora fiducia nella collegialità e nelle scelte democratiche e condivise.
Giordano Mancastroppa