Invalsi, troppo bravi al test: “Avete barato”. Penalizzate 78 scuole
Pubblicato da comitatonogelmini su 29 settembre 2013
29 settembre 2013
Troppo bravi al test Invalsi, tanto da meritarsi l’accusa di aver barato. E’ accaduto agli alunni del liceo Paolo Sarpi di Bergamo che, insieme agli studenti di altre 78 scuole, sparse tra Trentino e Lombardia, si sono visti restituire le prove di italiano e matematica del quinto ginnasio (il secondo anno per i licei) senza valutazione. Motivo? “Presunto cheating”: inglesismo che si traduce con “imbroglioni” e una grossa lettera scarlatta sul petto.
Il risultato paradossale delle prove 2012 è costato a tutti dal momento che ha abbassato il punteggio complessivo della loro regione di appartenenza. Il cosiddetto “cheating” è un fenomeno calcolato attraverso un coefficiente di penalità, computato su alcuni parametri, per ripulire i test dai comportamenti scorretti dei furbetti.
Da quest’anno l’Invalsi ha deciso di rilevare gli effetti di “comportamenti anomali” che si possono verificare durante la somministrazione delle prove, calcolando per ogni classe: la media e la deviazione standard dei punteggi, l’indice di omogeneità delle risposte date al medesimo quesito e il tasso di risposte non date.
Ma cos’è esattamente che viene considerato sintomo di “comportamenti anomali”? Un elevato punteggio medio e una elevata concentrazione dei punteggi della classe attorno al punteggio medio, una elevata concentrazione di risposte identiche, giuste o sbagliate non importa, date a un medesimo quesito e infine un basso numero di risposte non date. Oltre il livello 50, la prova viene restituita e la scuola penalizzata.
In pratica se sono tutti bravi, automaticamente vuol dire che hanno barato. Damiano Previtali, nuovo preside del liceo Sarpi ma anche componente dell’Invalsi, ha ora proposto ai docenti della sua scuola di partecipare a un progetto, coordinato dall’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa della provincia autonoma di Trento, per verificare l’effettiva situazione.INVALSI E POLEMICHE: SANZIONATO IL MAESTRO CHE NON CORREGGE I TEST
Giordano Mancastroppa contro la prova: «Misurazione miope: non rispetta le differenze»
Gazzetta di Parma – 18 agosto 2013
http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=23IJMK&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1
Scuola sul caso un'interrogazione al ministro dell'istruzione, sollecitata dal sindacato Gilda
► INVALSI E POLEMICHE: SANZIONATO IL MAESTRO CHE NON CORREGGE I TEST
Giordano Mancastroppa contro la prova: «Misurazione miope: non rispetta le differenze»di Enrico Gotti – Gazzetta di Parma – 18 agosto 2013 – pag. 14Invalsi, basta la parola per far alzare gli occhi al cielo agli insegnanti. Sempre più maestri e professori criticano le prove, ma non le boicottano. C'è poi un gruppo ristretto che, sfidando sanzioni, si rifiuta apertamente di sottoporle agli alunni e di correggerle.
In prima linea in questa battaglia, c'è un maestro elementare parmigiano, Giordano Mancastroppa, della scuola Corazza di via fratelli Bandiera. Quest'anno è stato sanzionato dal preside Giovanni Brunazzi con una nota disciplinare (un «avvertimento scritto», una sorta di cartellino giallo) perché non ha corretto le prove Invalsi. E il caso è finito in parlamento, sollevato con un'interrogazione al ministro dell'Istruzione da parte della parlamentare del gruppo misto Adele Gambaro (ex Movimento 5 stelle), su sollecitazione della sigla sindacale Gilda.
Ma perché il test Invalsi fa così discutere? Chi lo sostiene, ne sottolinea l'utilità come strumento generale di valutazione: le prove hanno lo scopo di porre a confronto i risultati raggiunti dalle diverse scuole (e all'interno degli istituti, dalle singole classi) quanto ai livelli di apprendimento. Lo scopo è quello di monitorare l'efficacia del sistema formativo e di apportarvi, se e quando necessario, i dovuti correttivi. I docenti contrari al test parlano di un «nonsense pedagogico». Le domande delle prove sono uguali in tutta Italia: «Ma un maestro elementare che tutti i giorni entra nella sua classe a Scampia o a Secondigliano fa un lavoro diverso da quello di un maestro di Milano», replicano i docenti. Ma i primi avranno una valutazione molto bassa, mentre gli altri più alta.
«Qualcuno dice che l'oggettività fa bene, ma usare un identico metro di giudizio è una sciocchezza, anche perché non rispetta la storia dei bambini, soprattutto degli alunni disabili, non è previsto nulla di differenziato», sostiene Giordano Mancastroppa, che ha scritto una lettera aperta al dirigente, dopo la sanzione: «Ho opposto rifiuto all'ordine di servizio da Lei impartito, relativo alla tabulazione delle Prove Invalsi, per rispetto alla dignità docente, alla libertà d'insegnamento sancita dalla Costituzione e per la ferma volontà di contribuire al superamento delle prassi attualmente vigenti, in linea con quanto espresso da migliaia di docenti, genitori ed alunni in tutt'Italia», scrive Mancastroppa. «Non mi sentirei a posto con i miei alunni, con le loro famiglie se, per paura di "supposti obblighi" (tutti da dimostrare), mi adattassi a pratiche che non sono al servizio della scuola e dell'apprendimento, dell'educazione, ma a forme di "pseudo-tecnicismo" scolastico, meritocrazia scopiazzata altrove», sostiene il docente.
«L'Invalsi non prevede alcun piano di miglioramento. - continua Mancastroppa - Che senso ha accanirsi in una misurazione miope e pedestre, quando non si ragiona sugli obiettivi veri, le difficoltà reali che la nostra scuola vive giorno per giorno? Nelle settimane scorse a Posada (Nuoro), durante le prove Invalsi, sono andati a scuola 3 bambini su 50, 47 erano assenti perché le loro famiglie hanno scelto questa forma di protesta, i 3 bambini presenti avevano un documento firmato dalle loro famiglie che dichiarava la volontà di non sottoporli alle Prove. Le maestre che hanno rispettato questa volontà, non somministrando le prove, hanno visto aperto un provvedimento disciplinare, contro il quale stanno ricorrendo. Credo che una scuola così, perdendosi dietro la solerzia, ha smarrito la propria anima. E senza anima non si costruisce il futuro».
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► LA SENTENZA DEL GIUDICE DEL LAVORO: «LA CORREZIONE DEI TEST? È DOVERE DEL DOCENTE»Le prove Invalsi sono test uniformati, uguali in ogni parte d'Italia, con domande di italiano, di matematica e di scienze. Servono per valutare gli apprendimenti degli alunni di ogni studente, i risultati di ogni scuola vengono poi confrontate a livello provinciale e regionale. Compito dei docenti è di sottoporre il test agli studenti, una volta all'anno, in seconda e quinta elementare, prima e terza media e seconda superiore.
Il preside della direzione didattica di via Fratelli Bandiera, Giovanni Brunazzi, che non vuole rilasciare dichiarazioni sulla vicenda della sanzione, ha richiamato la sentenza del giudice del lavoro di Parma, dello scorso anno, che considera la somministrazione e la correzione delle prove Invalsi fra i doveri dei docenti. Allora, due docenti di scuola elementare, fra cui Mancastroppa, avevano fatto ricorso contro l'ordine impartito dalla dirigente (all'epoca Rosa Gabriella Orlandi) di effettuare le prove Invalsi.
Il giudice aveva dato ragione alla preside, con questa motivazione: le prove Invalsi attengono alla valutazione del sistema scolastico nel suo complesso, al fine del suo miglioramento, e la loro effettuazione avviene in modo uniforme su base nazionale, perciò «si tratta di una materia sottratta all'autonomia del singolo istituto scolastico che trova disciplina uniforme e competenze unitarie nell'ambito del territorio nazionale». «L'attività di somministrazione e correzione delle prove Invalsi ben - osservava il giudice del lavoro Giuseppe Coscioni - può farsi rientrare tra le attività previste dall'articolo 29 del CCNL vigente per il corpo docente, essendo l'attività relativa alla loro correzione inquadrabile come attività funzionale all'insegnamento, ovvero, con riferimento alla fase di somministrazione in orario di ordinaria attività di servizio, attività di vigilanza sugli studenti».
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► IL SINDACATO GILDA: «GIUSTO ASTENERSI»Giusto non correggere gli Invalsi. È questa la posizione del sindacato Gilda: «È corretto imporre, minacciando dei provvedimenti disciplinari si chiede Salvatore Pizzo, coordinatore provinciale, in una lettera inviata al direttore della Gazzetta di Parma a dei dipendenti di lavorare per un ente esterno che con loro non ha stipulato alcun rapporto di lavoro e per mansioni che non sono regolamentate da alcuna norma? Soprattutto, ciò è compatibile con il codice penale?». «Per quanto ci riguarda prosegue Gilda stiamo raccogliendo elementi sul territorio al fine di valutare se ricorrono gli estremi per esporre la questione al Procuratore della Repubblica, con particolare riferimento ai reati di minacce e violenza privata». Poi Pizzo conclude: «Speriamo di non dover arrivare a tanto».
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