di Gabriella Saba
Giovane, bella e dotata di carisma politico. Camila Vallejo Dowling ha 23 anni e sta scalando le classifiche di popolarità in Cile. Tanto da far paura al presidente Sebastián Piñera. Camila non ha tempo per un fidanzato, perché sta guidando il movimento degli studenti cileni. Un movimento pronto alla politica.
Camila Vallejo Dowling ha 23 anni, due spettacolari occhi verde-azzurro e un piercing al naso. Al momento è la nemica numero uno del presidente del Cile Sebastián Piñera, il “Berlusconi cileno”. Se la popolarità di quest’ultimo è scivolata dal 70 per cento dell’exploit del salvataggio dei minatori (nell’ottobre dell’anno scorso) all’attuale 35 per cento, lo si deve anche a Camila. O meglio, alle proteste degli studenti cileni che stanno mettendo in ginocchio il governo e di cui lei rappresenta il volto. E che volto. «Devi sicuramente avere la coda, da qualche parte, qualche difetto devi pure averlo. Non è possibile che sia così bella e così intelligente, o mia dea», ha scritto uno delle migliaia di ammiratori sotto lo streaming in youtube in cui appariva una sua intervista alla Cnn. Camila spiegava, pacatamente ma con grinta, le ragioni della protesta ed esponeva le richieste degli studenti: scuola gratuita e di qualità, al posto di quella dispendiosissima e classista che esiste in Cile dai tempi della dittatura.
Fino a novembre dell’anno scorso era soltanto una studentessa della Facoltà di Geografia della Università del Cile, uno degli istituti più prestigiosi e barricaderi. Poi è stata eletta presidente della Fech, la Federazione degli Studenti dell’Università del Cile (la seconda donna presidente in 106 anni) e dopo qualche mese è diventata la leader della ribellione più massicia e straordinaria del dopo Pinochet. Da quattro mesi gli studenti cileni occupano circa settecento istituti, nell’ultimo mese hanno portato in piazza per ben tre volte duecentomila persone (non solo studenti ma anche famiglie e molti docenti) per chiedere una istruzione più equa. In Cile anche le università statali sono a pagamento, le rette sono tra le più alte dei Paesi dell’Ocse (fino a mille euro al mese), e per pagarle le famiglie sono costrette a contrarre debiti decennali a interessi esosi (si calcola che le spese per l’istruzione rappresentino il 40 per cento delle entrate di una famiglia di classe media).
L’investimento statale nell’educazione è sotto la media mondiale e si aggira intorno allo 0,84 per cento del Pil, dal sette per cento che era nel 1973. Le università private sono carissime e male organizzate, create a scopo di lucro benché la legge lo vieti. Ma è l’istruzione in generale a essere un disastro, che ripropone fin dalla prima età una rigidissima differenza in classi. Alle richieste degli studenti, il governo ha risposto con un progetto di legge che si chiama Gane e che prevede un innesto massiccio di denaro nell’istruzione, ma gli studenti lo hanno rifiutato perché non vogliono soldi ma una riforma strutturale.
Tanto hanno fatto che qualche giorno fa il Ministro de Educación, Joaquín Lavín, è stato spostato a un altro dicastero, e nel frattempo l’appoggio agli studenti da parte della gente è salito all’81 per cento, e dire che i cileni del dopo dittatura sono piuttosto restii alle proteste. Ma era difficile resistere all’appeal delle marce di questi indignados, un vero sfoggio di creatività e ironia. Più che marce, sembrano carnevali. Tremila ragazzi si sono esibiti per esempio nel balletto Thriller di Michael Jackson davanti al Palazzo della Moneda, per rappresentare il loro stato di esclusi nella società cilana. Decine di studenti hanno corso per 1.800 ore intorno al Palazzo del Governo, con una bandiera nera con su scritto Educación gratuita ahora, e alcune migliaia di coppie si sono baciate, in perfetta sincronia, per simboleggiare la passione con cui combattono per questa causa.
Per le strade sfilano carri allegorici e negli atenei occupati si organizzano maratone teatrali e spettacoli. Oltre che alla testa delle manifestazioni, con i capelli al vento e il suo megafono, Camila è sempre su tutti i media più autorevoli. Le chiedono della sua lotta e, qualche volta, della sua bellezza. Su quest’ultima glissa con fastidio. «Non ho scelto io il mio aspetto fisico, mentre ho scelto le ragioni della mia protesta». Il suo discorso ruota intorno al fatto che il Cile è un Paese ricco (gli indicatori macroeconomici segnalano la situazione più favorevole nella storia recente del Paese) e che l’istruzione è utile per l’intera comunità e dunque va finanziata con un aumento progressivo delle imposte, per esempio di quelle sull’estrazione del rame che rappresenta l’industria più importante del Cile.
Invitata al programma Tolerancia Cero dell’emittente Chilevision, l’hanno incalzata tre vecchie volpi della politica e della stampa. Lei aveva il solito piercing al naso e sembrava ancora più ragazzina ma si è difesa con freddezza e vigore. Citava dati e numeri e argomentava con la perizia di una veterana. Qualche ora dopo, lo streming del video era inondato da dichiarazioni d’amore.«Compañera Camila», diceva uno. «Sei tanto intelligente. Ma dovresti essere un po’ meno bella perché a questo modo capita che uno si distrae e non ascolta». Niente di nuovo. La sua pagina su fb ha più di 20.000 fans e i gruppi dedicati a lei sono decine. Spicca su tutti Yo tambien amo a Camila Vallejo. I post arrivano da tutta l’America Latina e oscillano tra la solidarietà politica e la devozione incondizionata.
Lei, intanto, non si scompone e va per la sua strada. «Non ho un fidanzato perché non ho tempo», ha dichiarato di recente. Anche la tesi di laurea ha deciso di rimandarla a tempi migliori. I politologi ne lodano l’intelligenza, la maturità politica e il carisma, ma anche l’intuito politico. «Questa ragazzina ha tutte la carte per diventare una grande leader», dicono in sintesi. Per moltissime ragazze in Cile è diventata un modello, un esempio di impegno e serietà fuori dalle logiche dei partiti benché lei sia comunista. Figlia di comunisti, Camila vive con i genitori nel quartiere modesto di La Florida, a Santiago. A 18 anni ha letto Bakunin ed è stata fulminata, spiega, dal modo in cui descriveva le strutture del potere. Qualche anno fa è entrata nella Gioventù Comunista e ancora oggi si considera soltanto l’espressione di una protesta che era comunque già pronta a esplodere. Di sicuro è un riferimento importantissimo per gli studenti, perché è decisa e non molla. Qualche giorno fa il presidente Piñera ha dichiarato che l’istruzione è un bene di consumo scatenando un vespaio nel Paese. Ma Camila non si è agitata. Vale per questa occasione quello che ha scritto, qualche tempo fa, nel suo blog: «Siamo disposti a non abbassare le braccia e continueremo a mobilitarci fino a quando non riceveremo la garanzia di impegni concreti, non inviti a dialoghi tra i sordi».
http://www.linkiesta.it/yo-tambien-amo-a-camila-vallejo
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