Pubblicato da comitatonogelmini su 9 maggio 2011
di Salvo Intravaia
9 maggio 2011
Domani al via i quiz di valutazione in 100mila classi Cresce la contestazione contro il sistema Invalsi: “Una violazione della privacy dei ragazzi”. Iniziative di protesta anche di studenti e genitori
Al via tra le polemiche le prove Invalsi 2011. Da domani mattina, per tre giorni, oltre due milioni di bambini e studenti italiani saranno chiamati a cimentarsi con i questionari di Lettura e Matematica predisposti dall´Invalsi: l´Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione. L´obiettivo è quello di saggiare il livello di preparazione degli alunni italiani in due aree scandagliate anche dai test Ocse-Pisa che ci vedono tristemente nelle zone basse della classifica internazionale. Ma su questa tornata di Rilevazione degli apprendimenti incombe la protesta degli insegnanti e di interi collegi dei docenti. Quest´anno, anche presidi, genitori e studenti mostrano di non gradire troppo il “censimento” che passerà in rassegna le competenze in Lettura e Matematica dei bambini delle seconde e quinte elementari, dei ragazzini delle prime medie e, per la prima volta, degli studenti del secondo anno delle scuole superiori: in totale 2 milioni di alunni. E alla fine potrebbero mancare all´appello parecchie delle 100 mila classi italiane previste dall´indagine. Uno scontro di quelli duri che ha richiesto l´intervento della ministra dell´Istruzione, Mariastella Gelmini, che qualche giorno fa, nel corso di una presentazione, ha fatto capire che non intende fermarsi. «Dall´anno prossimo – rilancia – potremo applicare il test Invalsi anche all´esame di maturità».Per comprendere i motivi di questa levata di scudi, lanciata dai Cobas un paio di mesi fa, basta leggere uno dei tanti volantini che si passano i docenti italiani in questi giorni. In dodici punti i comitati di base della scuola spiegano perché bisognerebbe dire No alle prove Invalsi, di cui mettono in discussione perfino la «scientificità» e la «validità statistica». «Sono la premessa – spiega Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas – alla valutazione e gerarchizzazione retributiva dei docenti, esasperano la competizione e non servono neppure a migliorare la qualità della scuola». Inoltre, «le prove non sono affatto anonime e permetteranno una tracciabilità delle performance dai 7 anni in su: di fatto una schedatura delle competenze di massa e prolungata nel tempo». Tutte motivazioni che hanno convinto migliaia di insegnanti, visto che i collegi dei docenti che hanno deliberato di boicottare le prove sono parecchi.Del resto, l´impresa non era difficile. Da mesi si discute sulla obbligatorietà o meno per i docenti di partecipare alla somministrazione e alla successiva correzione dei questionari: mansione che non rientra negli obblighi contrattuali dei docenti. Anche un gruppo di presidi – Giancarlo Della Corte e Gian Pietro Demurtas, entrambi di Cagliari, Roberto Cogoni di Oristano e Renata Puleo di Roma – hanno deciso di rompere il ghiaccio, inviando una lettera-appello ai colleghi perché «si astengano da iniziative unilaterali che non tengano in conto della complessità della “macchina scuola”, a scapito di un dibattito serio e condiviso». Insomma, evitino di imporre le prove ai docenti. Anche gli studenti promettono battaglia. Nella Capitale, il gruppo studentesco Senzatregua, cui aderiscono diversi licei della città, boicotterà le prove «disertandole o consegnando in bianco».
Domani, prima giornata di prove Invalsi nelle seconde superiori. Italiano e matematica.
Non so come esprimere l'umiliazione che provo nel vedere il lavoro di tanti colleghi, in altre occasioni il mio lavoro, ridotto in queste nozioni aride e piuttosto insignificanti.
Tutta la ricchezza e la creatività del linguaggio, che faticosamente cerchiamo di risvegliare in ragazzi e ragazze, che normalmente parlano per acronimi e faccine, inaridiscono ingabbiate in queste classificazioni accademiche assolutamente inutili, se poi non si sa utilizzare il linguaggio e comprenderlo in modo critico. Anche le tante colleghe che praticano una didattica "tradizionale", non si sognano nemmeno di lavorare su questionari del genere: piuttosto, fanno fare ai ragazzi quaderni di riassunti, di temi e di relazioni. E se li leggono e se li correggono.
Ma ho visto a scuola un'accettazione supina dei test, come l'ennesima croce da portare, nel timore di sentirsi bollare di nuovo come fannulloni-comunisti-inculcatori.
Molti colleghi non sono d'accordo coi test, ma non hanno il coraggio di dire di no.
Il problema si aggrava, però, data una concausa: le classi sono letteralmente lievitate negli ultimi dieci anni. Si è passati da una media di 20-22 ragazzi per classe ad una media di 27/28. Ciò significa che ci sono molte classi con una trentina di alunni. Come si potrà resistere a lungo alla tentazione dei test, se opporsi comporta tra l'altro faticose contestazioni con i dirigenti e il ministero, e a quanto pare a breve giro anche uno stipendio inferiore?
Ciò che temo di più è che se facciamo passare questo tipo di valutazione, nel giro di 5 anni avremo cambiato la nostra modalità di vivere la scuola, la nostra cultura della scuola.
Mi angoscia pensare che la scuola italiana possa diventare una scuola dei test: è l'antitesi assoluta della nostra migliore tradizione pedagogica, che ha fatto scuola in tutto il mondo, e che ora viene letteralmente sacrificata per procedere allo smantellamento dell'istruzione pubblica e alla sua privatizzazione.
Personalmente, terrò a casa mio figlio giovedì 12 maggio, giornata delle prove Invalsi per le prime medie (nella stessa mattina, italiano e matematica).
Ho presentato una richiesta ufficiale al dirigente dell'ITG Rondani, dove insegno, affinchè sia inserito all'odg del collegio docenti di venerdì prossimo 13 maggio un punto inerente le prove Invalsi. Nel frattempo, ho chiesto che venga congelata la correzione delle prove. Anche le RSU hanno condiviso la necessità di rinviare la correzione a dopo il collegio, al fine di sciogliere il nodo della retribuzione di queste "attività aggiuntive" (la cosa bella è che adesso si utilizza un nuovo termine, "intensificazione" delle attività didattiche obbligatorie!!!).
Non ho le competenze per valutare l'impatto delle prove Invalsi sulla didattica della matematica.
Ma le ho per valutarne l'impatto a breve-medio termine sulla didattica dell'italiano, e dunque a caduta su tutte le altre discipline nelle quali siano richieste competenze linguistiche ed espositive (diritto, scienze, storia, lingue straniere).
Chiediamo che si apra un ampio confronto sulla valutazione nelle nostre scuole. Non possiamo permettere che ci venga tolta la possibilità di discutere di un tema tanto importante e tanto inerente la nostra professionalità docente.
Come genitori, non possiamo permettere che la scuola dei nostri figli diventi la scuola dei quiz e che si dia avvio ad una schedatura degli alunni dai 7 anni in poi, per realizzare un'anagrafe nazionale che incroci i dati con quelli economico-sociali. Altro che portfolio, questo è violare palesemente la privacy dei cittadini, tra l'altro facendo compilare a dei minori un questionario tutt'altro che anonimo con dati sensibili, per il quale non è stato richiesto il consenso dei genitori e che è assolutamente riconducibile al numero di matricola del singolo alunno.
Facciamo qualcosa!!!
Roberta
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