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Un'altra scuola è possibile

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Un'altra scuola è possibile.

Ma chi me lo fa fare? Pensa l'alunno svogliato all'inizio di una nuova settimana a scuola tra lezioni noiose e argomenti alieni.

Ma chi me lo fa fare? Pensa il professore scarburato all'inizio di una normale settimana di lavoro tra classi ingestibili, genitori isterici e dirigenti dispotici.

La scuola spesso non piace nè a chi la propone nè a chi la subisce ma le cose non devono necessariamente andare in questo modo. Ultimamente poi si parla solo di tagli economici e di organici...non parliamo neppure del degrado dell'edilizia scolastica.

E' più che comprensibile in questo contesto che il dibattito sulla scuola sia stato negli ultimi anni incentrato sull' asettico aspetto legale-organizzativo a discapito di quello didattico.

E' stata quindi per me una piacevole sorpresa la breve visita che ho potuto ultimamente fare nella scuola del Pelouro, al confine tra Spagna e Portogallo, basata su una visione pedagogica interattiva e critico-realista. Una scuola senza libri di testo, senza classi nè banchi nè bidelli o compiti: una vera boccata d'aria fresca dopo tanti anni passati ad osservare, ormai quasi impotenti, il progressivo sfaldamento della scuola italiana.

 

Ken Robinson - Do Schools Kill Creativity? from Andrea Benassi on Vimeo.



Questa esperienza nasce nel 1973 grazie alla collaborazione di Teresa Ubera, pedagogista, e Juan de Llauder, psichiatra. Dopo quasi 40 anni questo "Centro per l'innovazione pedagogica e l'integrazione", nato negli anni bui della Spagna franchista , rappresenta ancora oggi l'esempio vivo e stimolante di come si possa realizzare una scuola libera e creativa che accolga alunni sia normali che in difficoltà e che favorisca lo sviluppo delle inclinazioni espressive e cognitive individuali.

Ancora oggi la giornata tipo inizia con un'assemblea plenaria cui partecipano tutti i docenti e gli alunni nella quale viene approfondito un argomento specifico preso spesso dalla cronaca: per esempio in questo periodo l'argomento più trattato era la cultura giapponese. Ogni ragazzo sceglie infine il tipo di laboratorio che intende seguire nella giornata motivando pubblicamente la propria decisione. La scuola si trasforma quindi in un brulichìo di situazioni differenti che vanno dalla danza alla pittura all'orto, dalla lingua al teatro, dalla matematica alla filosofia o ai mass media: la premessa è che ogni alunno ha una propria forma di pensiero e una propria modalità espressiva che la scuola deve espandere invece che castrare.

Alle 14 si pranza tutti assieme ma anche qui resta l'atteggiamento attivo: sono gli alunni stessi ad apparecchiare e sparecchiare e riordinare aiutando i ragazzi della scuola alberghiera interna. Poi siesta, durante la quale ho potuto ammirare tra l'altro due ragazzine sugli 11 anni duettare suonando il violino, infine attività simili a quella della mattina fino alle 17. Ma può anche accadere che tutti quanti si trasferiscano sulle rive del vicino fiume Minho per fare una passeggiata e osservare la natura. Dopo che gli alunni sono andati a casa, anche se alcuni restano durante la settimana nel collegio, i docenti si ritrovano tutti assieme per pulire e sistemare gli ambienti analizzando magari quanto accaduto durante la giornata.. Nella scuola, che è gratuita, si iscrivono anche molti alunni sia normodotati che con difficoltà tipo autismo o iperattività e che vengono comunque stimolati al superamento dei propri limiti ed al rafforzamento della consapevolezza delle proprie potenzialità. Solo a fine anno si fanno dei test e comunque tutti superano l'esame di licenza finale verso i 16 anni e si inseriscono nel percorso tradizionale del liceo o dell'università.

Per spiegare un pò l'atteggiamento didattico anche io che, durante la visita, pensavo di essere un osservatore passivo, sono stato invece invitato a "togliermi le mani di tasca" e ad inserirmi attivamente in uno dei laboratori, nello specifico quello sui mass media, pur con i limiti linguistici presenti e a fine giornata a collaborare facendo le pulizie e riordinando con gli altri.

E' chiaro che tutto ciò può funzionare solo grazie alla motivazione ed alla attenta programmazione delle attività e dei contesti relazionali più efficaci e stimolanti per tutti gli attori. Gli alunni vanno dall'anno di vita ai 20 anni ma dopo un po' si capisce come in fin dei conti anche la differenza tra alunni e docenti sia puramente formale visto che si vive in una struttura di continuo interscambio e crescita individuale dove tutti collaborano sinergicamente.

Quando ho provato a comparare questa esperienza alle differenti situazioni che si vivono oggi nella scuola italiana ho concluso che i continui tagli sia economici che occupazionali, con il conseguente aumento di alunni per classe, nonchè la situazione di costante precarietà e demotivazione dei docenti non possono che contribuire ad un peggioramento qualitativo dell'organizzazione didattica che anzi sembra essere oggi, in ultima istanza, il vero bersaglio di queste manovre di destrutturazione educativa.

La lotta volta alla conservazione dello status quo e delle pratiche sedimentate negli ultimi anni risulta essere già una vittoria e una difesa della scuola pubblica ma anche in questi tempi bui e pericolosi esperienze come quella del Pelouro possono aiutare ad intravedere l'alba nel tramonto.

Qualche ulteriore informazione la si può trovare su http://opelouro.blogspot.com/

 

Cordiali saluti

Miha

Pubblicato Domenica 17 Aprile 2011 - 17:15 (letto 3907 volte)
Comment Commenti (5) Print Stampa

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