Nell'istruzione pubblica ci sono spesso insegnanti capaci di fornire agli allievi quegli strumenti critici e culturali che raramente si trovano negli alunni delle private -
Il garibaldino Nino Biperio
di Umberto Eco
Uno studente universitario l'ha scritto in questo modo: convinto che la x di Bixio fosse da leggere nel linguaggio degli sms. Ma per fortuna la scuola italiana non è tutta così. Anzi, ha punti di eccellenza: come ho verificato di persona in un paio di belle esperienze al liceo
(31 marzo 2011)
Mi raccontano colleghi sconsolati che a un esame universitario del triennio uno studente, davanti al nome di Nino Bixio, ha pronunciato "Nino Biperio" perché la frequentazione ormai convulsa degli SMS lo aveva persuaso che la X si pronunciasse solo così. Da qui melanconiche riflessioni: "Che cosa gli insegnano alle medie superiori? Che davvero si debba abolire la scuola pubblica lasciando fare alle scuole private?". A parte che, se ci sono scuole private eccellenti, ve ne sono di specializzate nella promozione di cretini di famiglia abbiente, la nostra scuola pubblica va davvero allo sbaraglio?
da
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-garibaldino-nino-biperio/2148140/18A metà marzo sono dovuto andare ad Albenga, per il premio "C'era una svolta". Il premio era stato istituito come concorso locale dal Liceo Statale "Giordano Bruno", ma nel giro di 14 anni è divenuto premio nazionale (e quest'anno hanno concorso circa 1.200 ragazzi di 38 scuole superiori appartenenti a 29 diverse province). Si chiede ogni anno a uno scrittore di stendere l'inizio di un racconto e i concorrenti debbono proseguirlo (nel corso di una prova rigorosissima in aula), poi gli elaborati anonimi vengono vagliati prima da una giuria interna e poi da una giuria esterna e, dopo varie scremature, cinque finalisti pervengono all'autore invitato che deve scegliere il migliore.
Quest'anno l'autore ero io, e mi ero divertito a proporre come stimolo il racconto della riunione di un circolo di letterati folli che si erano proposti di dare un inizio e una fine a quello che è stato definito il racconto più breve del mondo, quello di Augusto Monterroso che recita: "Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì".
Ora può darsi che tra i 1.200 racconti presentati alcuni fossero di dubbio valore (anche se i membri delle due giurie mi raccontavano come si fossero trovati imbarazzati a scegliere) ma è certo che i cinque che ho dovuto giudicare mi hanno lasciato perplesso, con la tentazione di tirare a sorte, perché tutti erano esempi di ottima letteratura. Voglio dire che erano estremamente maturi e molti scrittori professionisti non avrebbero esitato a firmarli col loro nome. Chi è interessato a verificare troverà i cinque racconti finalisti sul prossimo numero di "Alfabeta". A me pare che si sia volato alto. E non sto parlando di una sola scuola, ma di una trentina, da Gorizia alle isole.
Seconda sorpresa, ricevo dal Liceo "Melchiorre Gioia" di Piacenza il risultato di un anno di lavoro di una quinta del classico e una quinta dello scientifico. � la copia (di 44 bellissime pagine a colori) di un quotidiano che assomiglia per l'impaginazione a "Repubblica" ma è intitolato "Il Tricolore", costa 5 centesimi a Milano e 7 fuori Milano ed è datato lunedì 18 marzo 1861.
Dà ovviamente notizia dell'avvenuta unificazione, si apre con articoli di Cavour, Cattaneo, Mazzini, il discorso di Vittorio Emanuele II al Parlamento, porta un intervento di Giosuè Carducci, un ricordo di Mameli, la notizia di una visita di Andersen a Milano, riflessioni sulla legge Casati e i propositi di De Sanctis nuovo ministro dell'istruzione, tiene conto del fatto che da poco Lincoln era stato eletto presidente degli Stati Uniti e Guglielmo I era salito al trono di Prussia, dedica pagine culturali a Cristina di Belgioioso e ad Hayez, nonché alla recente polemica sui "Fiori del male" di Baudelaire, ricorda la scomparsa di Nievo e recensisce "I carbonari della montagna" di Verga, senza trascurare ovviamente Verdi, la moda dell'epoca e l'apparizione della terza edizione della "Origine delle specie" di Darwin, terminando con un servizio da Liverpool intitolato "Il football, un gioco senza avvenire". Deliziosi gli inserti pubblicitari.
Non so se un giornale vero all'epoca avrebbe potuto impaginare un numero altrettanto ricco in cui si confrontano senza mezzi termini le contraddizioni dell'Italia appena unificata. E anche questa prova viene da una scuola pubblica. Attendo proposte altrettanto eccitanti da qualche scuola privata.
Cara Nadia, condotta con questi argomenti, la difesa di Eco della
scuola pubblica rischia di portare acqua al mulino della Mastrocola,
le cui tesi ne legittimano il de profundis in atto. Voglio dire che la
scuola pubblica la si tutela a partire dal "basso", dal corpaccione
che non sono i licei, che ne costituiscono una minoranza ma i tecnici e
i professionali. E se e' cosi', le brillanti eccellenze rivendicate da
Eco non possono diventare il modello della scuola pubblica la quale ha
il compito si' di insegnare che Bixio e Biperio non sono la stessa
persona ma anche di tener conto del fatto che i bisogni di moltissimi
alunni che la frequentano sono di carattere socio-culturale e
l'eccellenza e' raggiunta da quelle scuole che per esempio adottano
strategie efficaci di contenimento della dispersione, lavorando sulla
relazione, oltre che sui contenuti, e sull'educazione all'emozione
oltre che sulla Storia del Risorgimento. A questo proposito, voglio qui
richiamare le due pagine della sezione Cultura su Repubblica di oggi,
entrambe centrate sulla complessita' della razionalita' come metodo
privilegiato di approccio alla conoscenza. Sia Edgar Morin che David
Brooks insistono sul fattore emotivo e questo non lo misuri coi test
(leggi Invalsi). ne' con le categorie della ragione autosufficiente e
pura. Come dice Brooks. "Cresciamo i nostri figli focalizzando tutta
la nostra attenzione sugli aspetti misurabili attraverso i voti o i
test attitudinali, ma spesso non abbiamo nulla di dire sugli aspetti
piu' importanti, come il carattere o il modo di gestire i rapporti".
Sono convinto ovviamente che Eco sarebbe del tutto d'accordo circa il
fatto che e' solo dall'intreccio di questa diverse eccellenze che si
valuta la qualita' o meno della scuola, perche' senza il fattore
emotivo e relazionale che supporta il lavoro scientifico e creativo
non si forma il pensiero critico. Ma andrebbe detto e ripetuto. Se non
si vuole correre il rischio di ridurre il sapere ad una corretta
trascrizione del nome di Nino Bixio. Un caro saluto. Marino.Occidente, riscopri il quoziente emotivo
di Edgar Morin
http://www.dirittiglobali.it/index.php?view=article&catid=35:libri&id=13029:occidente-riscopri-il-quoziente-emotivo&format=pdf&ml=2&mlt=yoo_explorer&tmpl=component
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