Il prof. Ugo Mattei, autore della proposta pubblicata oggi dal
Manifesto, e' uno dei piu' noti giuristi internazionali e fa parte del
comitato promotore del refereundum per l'abrogazione della legge di
privatizzazione dell'acqua che ha raccolto 1 milione e mezzo di firme,
gia' deposistate presso la Cassazione. Estendere il movimento per i
beni comuni anche al sapere e all'Universita' e' una forma di azione
politica di grande consapevolezza ed efficacia, da appoggiare
incondizionatamente, almeno a mio parere.
(leggi tutto per il resto dell'articolo)
Un caro saluto. Marino.
Il Manifesto, 29 dicembre 2010
Bocciamo la Gelmini con un referendum
Ad un affronto politico quale quello di un Parlamento sordo alle
motivazioni di un’intera generazione occorre dare una risposta
politica alta ed intransigente. Ad un Parlamento delegittimato,
composto da nominati e non da eletti, si risponde con l’azione
democratica diretta che non è solo la piazza. Ad una riforma
universitaria velleitaria, provinciale, truffaldina ed indegna di un
paese che vanta una grande tradizione culturale, si risponde con un
grande rilancio: la visione dell’Università come bene comune, luogo di
sapere libero critico e gratuito, svincolato dalla miserabile logica
aziendalistica che cerca di resistere con il fiato e lo sguardo corto
ai venti di crisi del capitalismo globale.
Un anno fa, un gruppuscolo di compagni (in gran parte giuristi che
avevano condiviso quel tentativo alto di riscatto dei beni pubblici
rispetto allo strapotere della logica proprietaria privata che fu la
cd. Commissione Rodotà) si è recato dal notaio per costituire il primo
comitato referendario deciso a difendere il bene comune acqua contro
la folle corsa alla privatizzazione del Decreto Ronchi.
Era passato poco più di un mese dalla sua approvazione, senza
dibattito e con un voto di fiducia. Ci eravamo indignati. Oggi, grazie
all’impegno profuso dal Forum italiano dei movimenti dell’acqua, che
ha dato spessore politico ai tre quesiti, non solo presentiamo le
nostre memorie davanti alla Corte Costituzionale forti di oltre
1.400.000 firme, ma il seme dell’inversione di rotta rispetto alla
privatizzazione si è diffuso nel paese.
Il movimento per i beni comuni, di cui quello dell’acqua è
avanguardia, fa tremare il potere costituito che risponde oscurando la
campagna referendaria e cercando di tappare la bocca al manifesto che
della campagna per i beni comuni è da sempre paladino.
La riforma universitaria presenta forti analogie politiche rispetto
alla svendita del servizio idrico integrato.
Non solo anche l’Università è un bene comune. Non solo esiste già un
movimento forte e diffuso per il paese disposto a lottare per
difenderla. Soprattutto, tanto il Decreto Ronchi quanto la riforma
Gelmini costituiscono un nuovo episodio dell’ignobile saccheggio dei
nostri beni e del nostro futuro, a mezzo di norme giuridiche rese
illegittime dai gravi abusi del processo legislativo.
Ad analoga onta politico-costituzionale si risponda nuovamente con
quel mezzo eccezionale che i nostri Costituenti avevano previsto
proprio per ovviare a possibili distorsioni della rappresentanza
indiretta. Uno strumento costituzionale, quello referendario,
difficile da portare al successo perché richiede strenuo e quotidiano
impegno politico ed un paese consapevole di quanto sta avvenendo. Ma
l’unico mezzo costituzionale, ora come allora, a disposizione per
cercare di scongiurare l’irreparabile.
Cari studenti, uniamo ancora di più le nostre forze! Prepariamo subito
un referendum contro la legge Gelmini.
Raccogliendo le necessarie firme nei prossimi mesi continueremo così a
tenere in piazza la causa dei beni comuni e dell’acqua.
Sarà un grande aiuto per raggiungere il quorum e, se andrà bene il
referendum per l’acqua, l’anno dopo vinceremo anche quello
sull’Università (fra l’altro tecnicamente molto più facile).
In questo modo il movimento studentesco si trasformerà, per la prima
volta, in un potere costituzionale, quello di promotore referendario,
e la sua voce dovrà essere ascoltata non per sensibilità o
comprensione (come ha cercato di fare Napolitano) ma per vincolo
giuridico-costituzionale. Insieme potremo finalmente invertire la
rotta. Forse la piazza ed il diritto possono andare a braccetto.
Ugo Mattei
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