Ieri sera sono stata molto contenta di vedere il teatro pieno di giovani, dalle elementari all'università, insieme ai genitori e agli insegnanti, insieme ai cittadini che comprendono l'emergenza di questo momento e vogliono condividerla.
Scholè è come una poesia, che vuole condensare in poche parole il senso del sapere come responsabilità individuale e colletiva, il valore della conoscenza e l'importanza della relazione tra allievo e maestro nell'apprendimento.
Questo ci ha dato lo spunto per alcuni interventi e letture.
Alessandra Belledi del Teatro delle Briciole ha letto una lettera della Cederna sui tagli alla scuola e alla cultura, allo spettacolo e all'arte.
Io ho fatto l'intervento che vi incollo a seguire.
Jacopo Bergamo, uno degli animatori dell'occupazione studentesca alla facoltà di Lettere, ha letto la Lettera di Panascì sul vero studente.
Francesco Rosa, degli Studenti di Parma (scuole superiori), ha letto un breve intervento sul tema "Cosa succederebbe se domani le scuole chiudessero?", terminando con l'idea delle lucciole che anche se fanno una luce fioca potranno diventare una grande fiamma.
Poi sono state lette delle frasi strepitose scritte dai componenti della Compagnia dei Bambini, dai 7 ai 12 anni, sul tema "Cosa succederebbe se domani chiudessero i teatri?". Una meraviglia incredibile!
Infine Piergiorgio Gallicani ha letto l'Elenco di Camilleri sul "Perchè con la cultura si mangia".
Ci sono stati poi alcuni brevi interventi dei presenti, soprattutto studenti.
E mentre qualcuno lassù sogna di vedere tutti i bambini di Parma con la divisa, io ieri sera sognavo di vedere nella sala accendersi tante lucciole e andare nel mondo con la loro luce, forse fioca, ma incomparabile, e non spegnersi mai, anzi, diventare uno sciame di luce per uscire da questo incubo della ragione e della democrazia.
Ieri sera mi sono scordata di ringraziare gli attori, Bruno Stori e Agnese Scotti, che hanno recitato gratuitamente nello spettacolo; il Teatro delle Briciole, per il suo sostegno al mondo dell'istruzione, e per le sue scelte di grande spessore artistico e "politico"; la Consulta degli insegnanti, che da tempo collabora con la compagnia e che ha dato un prezioso contributo alla realizzazione di Scholè e della serata del 9 dicembre; il Coordinamento Istruzione bene comune, che ha dato vita in queste settimane, soprattutto per il contributo degli studenti, ad una intensa e significativa mobilitazione, che ha dimostrato una maturità ed un'ampiezza di sguardo veramente notevolI.
Intervento iniziale Roberta:
Cenni a : Appello del mondo dell’istruzione al mondo della cultura
Petizione al Presidente Napolitano
Come le lucciole, il testo di G. Didi-Hubermann proposto come corollario della serata
Per me cos’è la protesta
E’ assumersi in prima persona la responsabilità di resistere e combattere questa deriva della democrazia.
E’ informare, discutere, condividere, partecipare e praticare quotidianamente un’idea di scuola, di cultura e di società.
E’ occupare le scuole e le università, le stazioni, gli aeroporti e i monumenti, sfilare per le strade e le piazze delle città.
E’ contrastare con azioni legali ogni atto illegittimo e denunciare ogni violazione dei diritti costituzionali e delle leggi vigenti.
E’ essere qui stasera, genitori, docenti e studenti, mondo dell’istruzione e mondo della cultura associazioni, comitati e cittadini che hanno deciso di confrontarsi a teatro su un tema come l’istruzione, per riaffermare il diritto alla bellezza, che è aria acqua ambiente arte monumenti spettacolo musica: sapere.
E’ andare sabato 11 al pomeriggio alla fiaccolata contro l’inceneritore, alla sera all’assemblea degli studenti universitari.
E’ andare a Roma o comunque manifestare il 14 dicembre perché questo governo se ne vada finalmente a casa e perché quelli che lo sostituiranno sappiano bene che cosa chiede loro la cittadinanza: il rispetto della Costituzione, il rispetto dei diritti e dei beni comuni e che su questi non si accettano compromessi.
E’ sapere che le nostre battaglie, le nostre denunce devono e possono unirsi.
Che in difesa dei diritti e dei beni comuni dobbiamo impegnarci in un nuovo contratto sociale, col quale chiederemo ai nostri amministratori, locali e non, di renderci conto di come intendono rispettare la volontà dei cittadini in settori essenziali quali quelli che noi difendiamo.
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