I giorni 4 e 5 maggio hanno visto vari docenti e genitori della Scuola "Corazza" di Parma esprimere il proprio dissenso sull'uso delle Prove INVALSI e sull'applicazione della L.107/15 (che definire "Buona Scuola" ci sembra assolutamente contraddittorio). Il dissenso si è manifestato in varie forme: con scioperi dell'intera giornata, con scioperi di funzione che hanno bloccato la somministrazione delle prove e la tabulazione delle stesse, con la presa di posizione di numerose famiglie che hanno tenuto a casa da scuola i propri figli per i due giorni delle prove (in una classe si è raggiunta l'astensione di oltre il 60% degli alunni/e). Le ragioni della protesta, espresse nel documento sottoscritto da alcuni docenti e distribuito alle famiglie, non si limitano però all'uso e alla logica sottostante le Prove INVALSI. Si ampliano a tutta la logica competitiva e meritocratica (nel senso più deleterio della parola) contenuta nei meccanismi premiali del Bonus Merito (con un Dirigente che disporrà in modo discrezionale di premi a pochi docenti a lui fedeli), al crescente autoritarismo e alla distruzione del ruolo della collegialità, alla finta disponibilità di risorse dell'organico potenziato (in realtà usato per tappare i buchi delle supplenze, con consistenti risparmi per la finanza pubblica). Si ampliano alla vergogna di stipendi pubblici bloccati da dieci anni in modo illecito (vedi sentenza della Corte Costituzionale di giugno 2015), ai quali il Governo, invece di offrire soluzione con un nuovo contratto adeguato, propone nel DPF un ulteriore blocco stipendiale fino al 2020. Si ampliano alla vergogna di ingenti risorse pubbliche destinate alle scuole paritarie e private con il meccanismo dello school-bonus, introdotto dalla L.107. Proteste che si associano alla campagna referendaria in atto in questi mesi http://www.referendumsociali.info/ chiedendo il ripristino di diritti cancellati e calpestati, e tentando di ripristinare una scuola pubblica veramente "a misura di Costituzione", laica, pluralista, inclusiva. |