Posted by comitatonogelmini su 20 novembre 2014 20 novembre 2014Interrogazione parlamentare dei senatori Mussini, Petraglia, Montevecchi, Bignami, Romani Maurizio, Bencini e De PetrisAl Ministro dell’istruzione, dell’università e ricerca Premesso che Nel pomeriggio del 14 novembre u.s., nell’imminenza della chiusura della “consultazione” sul Piano Scuola del governo, docenti e studenti si sono ritrovati davanti al Miur per presentare, in delegazione, al Ministro o ad un funzionario da lui delegato, delibere e mozioni del mondo della scuola sul progetto di riforma; la volontà di “ascolto” del Governo si è concretata nella disposizione di quattro file di forze dell’ordine (guardia di Finanza e Carabinieri, in tenuta antisommossa – caschi e scudi), due camionette ad ingombrare le rampe di accesso al Ministero ed elicotteri soprastanti a controllare l’area; lo spiegamento di forza pubblica ha impedito l’ingresso al Miur di coloro che, vivendo la scuola e le sue inadeguatezze quotidianamente, ne conoscono a fondo le problematicità e intendevano offrire una risposta ufficiale e formale, oltreché legittima e articolata; l’ascolto al quale è disposto il governo sembrerebbe limitarsi ai segni di spunta per la compilazione di un questionario a prevalenza di risposte chiuse da parte dei pochi che hanno voluto partecipare al sondaggio online su “La buona Scuola” (65mila circa), il cui termine è stato anche prorogato di un giorno, vista la moderata affluenza; le diverse sezioni del questionario, peraltro, ripercorrendo le suddivisioni del documento governativo, evidenziano una certa arbitrarietà nelle scelta degli argomenti sui quali si è ritenuto di indagare. Un esempio per tutti riguarda l’entrata dei privati nelle scuole, considerata un dato acquisito per sopperire alle carenze statali e presentato dal sondaggio solo in termini di possibile destinazione e preferenza nell’utilizzo degli eventuali fondi; non si può sottacere, da un lato, la tendenziosità di molte domande del questionario che non prevedevano la risposta negativa, tantomeno l’espressione di un’opinione diversa da quelle prestabilite, dall’altro lato, l’elusione di temi fondamentali, come la valutazione dei docenti e la riforma degli Organi collegiali; la blindatura del Ministero dell’istruzione, verificatasi da ultimo venerdì scorso, appare una dimostrazione inequivocabile di chiusura al dialogo nei confronti di chi chiede di studiare e approfondire le problematiche in campo, che non possono risolversi con arroganza, approssimazione e rapidità, a scapito dei diritti e dei principi costituzionali di uno Stato democratico; secondo il progetto “LaBuonaScuola”, inoltre, i genitori vengono solo informati, ma assumono un ruolo di protagonisti soltanto nella raccolta dei fondi, finendo in pratica per perdere completamente il ruolo di componente collaborativa nel raggiungimento delle decisioni (come dimostrano la sparizione del Rappresentante di classe, la compressione del Consiglio d’istituto e il ruolo pervasivo assegnato al Dirigente scolastico); Rilevato che il 4 agosto 2006, fu depositata presso la Camera dei deputati la legge di iniziativa popolare ‘Per una buona scuola della Repubblica’, sostenuta da 100.000 firme e da almeno 120 comitati di base locali. La discussione fu avviata nell’aprile del 2007, ma la fine anticipata della legislatura ne interruppe l’iter di discussione e approvazione; nella XVI legislatura, la legge fu ripresentata, senza mai essere discussa né considerata ai fini dell’emanazione della legge Gelmini di riforma della scuola; già prima dell’estate, la legge di iniziativa popolare “Per Una buona scuola della Repubblica” è stata ripresentata in entrambi i rami del Parlamento (AC 2630 e AS 1583); la ripresentazione, al di là delle necessità procedurali, non è solo un gesto di rispetto e riconoscimento nei confronti di un percorso di democrazia partecipata che ha coinvolto migliaia di genitori, docenti e studenti, e va al di là della condivisione puntuale dei contenuti di questa proposta di legge; a cominciare dalla ministro Moratti per giungere alla ministro Giannini, e passando per la ministro Gelmini, molte cose sono cambiate, purtroppo soltanto in negativo; lo dimostrano ad esempio le deplorevoli condizioni dell’edilizia scolastica, considerata una priorità per l’attuale governo, o la strutturale carenza di materiale didattico; un ulteriore dato costante risulta essere il muro, spesso costituito da forze dell’ordine, verso qualsiasi forma di dialogo con i diretti interessati del mondo della scuola, docenti, studenti e genitori, che ben conoscono lontano dai riflettori le criticità e le disfunzioni del sistema scuola in Italia; le annose problematiche relative al mondo dell’istruzione non si superano con le rituali passerelle settimanali del Presidente del Consiglio o di qualche ministro o sottosegretario, tantomeno con sondaggi estemporanei o battage pubblicitari, ma con un razionale e cospicuo stanziamento di risorse che renda efficace ed efficiente il sistema di istruzione pubblica, in linea con le molteplici prescrizioni costituzionali in materia, prima tra tutte la partecipazione dei soggetti della scuola; Rilevato infine che la proposta di legge di iniziativa popolare rappresenta un progetto ambizioso, complesso e articolato, condiviso, negoziato e mediato da tutti i soggetti che vivono quotidianamente le criticità del sistema scolastico pubblico e provano a fornire soluzioni pratiche; in particolare, il testo propone ad esempio uno stanziamento di fondi in linea con la media europea (il 6% del Pil) e, soprattutto, vincolati a una precisa previsione di spesa, al fine di attuare le disposizioni costituzionali che delinearono una scuola statale democratica, inclusiva, laica e pluralista per la Repubblica italiana; Si chiede di sapere quale sia la società che ha elaborato il questionario sulla buona scuola, con quali criteri sia stata selezionata, con quali modalità verranno restituiti i risultati della consultazione e a quanto ammonti il compenso pattuito; se siano state sentite le parti sociali per quanto attiene ai contenuti contrattuali delle linee guida e cosa sia emerso dalla consultazione; quale sia l’équipe pedagogica che ha elaborato le linee guida per la Presidenza del consiglio e se tale équipe intenda rispondere e con quali modalità agli interrogativi e/o segnalazioni di criticità sulle linee guida emerse in merito alla consultazione su “LaBuonaScuola”; quanto sia stato speso per la pubblicità relativa al progetto governativo di “buona scuola” andato in onda anche sulle radio e le televisioni (oltreché su quotidiani e riviste); se ritenga opportuno, vista la scarsità di risorse economiche, l’utilizzo a tali scopi delle risorse dei contribuenti, posto che non si tratta di una campagna informativa sui diritti dei cittadini, relativa a normative già in essere; se e quali siano i precedenti italiani o europei ai quali ci si è ispirati per la conduzione della campagna governativa su “La Buona Scuola”; se le procedure di ascolto in atto da parte del governo prevedano l’uso della forza pubblica, come verificatosi da ultimo lo scorso 14 novembre di fronte al Ministero dell’istruzione; se non ritenga opportuno, nell’elaborazione dell’importante e attesa riforma del sistema di istruzione, anche al fine di smentire procedure autoritarie e/o prevenire abusi di decretazioni d’urgenza, tenere conto con atti realmente formali delle voci di migliaia di cittadini, che conoscono e vivono quotidianamente la scuola, le sue potenzialità e le sue inefficienze e problematicità; quando e come il governo intenda dare forma normativa alle linee guida per una reale buona scuola pubblica. la lettera aperta di daniele novara a matteo renzi(leggi tutto)
la lettera aperta di daniele novara a matteo renziNel numero 4/2014 della rivista Conflitti la lettera aperta di Daniele Novara, pedagogista, direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, al Presidente del Consiglio Matteo Renzi Caro Presidente Matteo Renzi, aver messo in agenda, con il dovuto rilievo, la necessità di una buona scuola è un passo importante per invertire la tendenza governativa degli ultimi anni volta a mortificare la qualità del sistema scolastico italiano. Le conseguenze di questi ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, bastano tre dati per rendersi conto della tragedia della scuola italiana:
O la scuola è di qualità o è dannosa. Purtroppo non ci sono mezze misure. Senz’altro la buona scuola non la fanno le nuove tecnologie. La didattica digitale sembra più l’invenzione del marketing che una vera necessità scolastica. Specialmente i bambini, per tutta l’infanzia, hanno bisogno di esperienze concrete, sensoriali e anche motorie. Per loro è meglio un gesso alla lavagna che un ennesimo video schermo in forma di LIM, meglio un quaderno dove passare il segno della biro piuttosto che una tastiera dove pigiare un unico dito, meglio un libro da sfogliare che un tablet su cui trascinare un pollice. Le ricerche scientifiche hanno abbondantemente fatto piazza pulita di queste mitologie degli estremisti della new economy. Se vuole può leggersi il libro del neuro scienziato tedesco Manfred Spitzer Demenza digitale, ma non guasta ricordarle che lo stesso Steve Jobs aveva interdetto ai suoi bambini l’uso del computer in famiglia. Non è certo nostalgia del passato ma la consapevolezza scientifica che ogni età ha le sue necessità evolutive e nell’infanzia si impara di più nell’esperienza concreta e tangibile piuttosto che davanti a uno schermo. Perlomeno mettiamoci misura e rispetto. La furia digitale non produrrà mai un vero miglioramento della scuola. Insista viceversa sulla formazione pedagogica degli insegnanti che comprenda le metodologie didattiche, la relazione educativa, le conoscenze psicoevolutive degli alunni. Tutte le ricerche internazionali continuano a dimostrare che una buona scuola vuol dire buoni insegnanti preparati non solo nelle discipline ma specialmente nei metodi di apprendimento, nella capacità di sviluppare e liberare le risorse degli alunni piuttosto che imbrigliarle in sterili e precoci valutazioni. Qualcosa si può fare subito e anche a costo zero:
Saper fare le mosse giuste e cogliere le priorità è compito della politica. La buona scuola ha bisogno pertanto di una buona politica! Daniele Novara, pedagogista Direttore CPP (Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti) daniele.novara@cppp.it |