"sarà... fatto sta che nel 2006-07 lavoravo mentre ora sono a casa disoccupata, da precaria a disoccupata... forse è così che si è ridotto il precariato visto che ora sarò costretta a trovarmi un altro lavoro non sarò più una lavoratrice precaria della scuola :-/"
questa è proprio la lettura giusta: hanno licenziato i precari, poi dicono che sono diminuiti e se ne vantano!! fanno riferimento truffaladino alle percentuali invece che ai valori assoluti!!
Nel 2006-07 era precario il 17,9% dei docenti in cattedra, nel 2010-11 il 14,9%. E dopo le 30.300 assunzioni di questa estate, nel 2011-12 quella percentuale dovrebbe attestarsi, secondo una stima di Tuttoscuola, al 12,9%. Pertanto il tasso di precarietà (rapporto tra docenti a tempo determinato e totale docenti in cattedra) scende di 5 punti in percentuale rispetto all’organico 2006-07 (eredità del ministro Moratti) e di 3 punti rispetto all’organico 2008-09 (eredità del ministro Fioroni). Come dire che l’incidenza del precariato si è ridotta in un quinquennio di quasi il 30% (da 17,9 a 12,9). Se prima c’era un docente precario ogni 4,5 di ruolo, oggi ce n’è uno ogni 6,7 di ruolo. Si è così invertito un trend storico che aveva visto passare nel decennio tra il ’98 e il 2007 la percentuale di docenti con contratto a termine determinato (cioè con incarico annuale o fino al termine delle lezioni) dall’8% fino a sfiorare il 18%. In termini assoluti i docenti non di ruolo in servizio sono passati dai 64 mila del 98-99 ai 152 mila del 2006-07. Da quell’anno, l’inversione di tendenza con i ministri Fioroni (che li ha portati a 130 mila) e Gelmini (che li ha portati sotto i 100 mila). Meno precarietà nelle cattedre vuol dire migliore organizzazione del servizio scolastico, sotto due aspetti: meno “carosello dei docenti” all’inizio dell’anno scolastico, favorendo l’avvio regolare delle lezioni; e, ancora più importante, maggiore continuità didattica, con docenti che seguono i ragazzi per l’intero ciclo di studi. Infatti i docenti a tempo determinato vengono a fine anno “licenziati”, e nella maggior parte dei casi riassunti l’anno dopo, quasi sempre in un altro istituto, spesso (specie nelle grandi città) ad anno scolastico già avviato.
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