Il Pdl spaccato sull'Invalsi, un ente che interessa a molti del quale pochi parlanoL’Invalsi, che non è il nome di un medicinale, ma l’acronimo dell’istituto che dovrebbe valutare l’istruzione italiana, crea evidenti mal di pancia all’interno del Pdl, anche se questo a livello politico e sindacale nessuno lo dice. Non a caso l’interrogazione più “dura” rispetto al ruolo di questo ente, l’ha presentata proprio un esponente del partito di Berlusconi, il senatore Luigi Compagna, il quale ha denunciato gli effetti devastanti che i test propinati agli alunni stanno provocando alla scuola italiana. Un’iniziativa in controtendenza a quando hanno detto fino ad oggi i suoi colleghi del Pdl. Sul ruolo dell’Invalsi si è molto dibattuto nel mondo scolastico, meno si è detto sulla pretesa di questa istituzione pubblica di utilizzare per le sue attività, a gratis, il personale scolastico, al quale in alcuni casi si vuole imporre, illegalmente, con ordini di servizio di lavorare senza percepire emolumenti. Un atteggiamento ed una pretesa che l’Invalsi può accampare, perché è evidente che si tratta di una struttura molto coccolata da coloro che curano una certa tipologia di rapporti, stretti, tra ambienti collegati alla politica ed al sindacalismo. Ancor meno si dice delle provviste economiche, per circa 190 milioni di euro, ai quali l’Invalsi può attingere o potrebbe attingere. Una marea di soldi in merito ai quali solo una struttura sindacale, peraltro periferica, ha osato chiedere chiarimenti, la Cisl di Parma. Domande per adesso rimaste senza risposta, in merito alle quali sarebbe bene che qualche magistrato facesse degli approfondimenti. Ecco l’interrogazione di Compagna:Atto n. 4-05148
Pubblicato il 5 maggio 2011 Seduta n. 550
COMPAGNA - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Premesso che: il 10 maggio 2011 segnerà ufficialmente il primo significativo ingresso nella scuola italiana di una metodologia, e al tempo stesso, strategia della valutazione; tale valutazione, come indicato nella direttiva del Ministro in indirizzo del 15 settembre 2008, concerne tanto una valutazione delle scuole quanto una valutazione (nel senso di rilevazione) dell'apprendimento degli studenti e per questa via, a suo modo, pure una valutazione del personale della scuola; in vista della richiamata data si sono viste le scuole italiane letteralmente "inondate" da manualetti ed eserciziari, che promettono "miracolose ricette" di addestramento a superare i test Invalsi, Ocse-Pisa e via di questo passo; intensissima si è rivelata la pressione, anche soltanto psicologica, sugli insegnanti (soprattutto più giovani) a sostituire l'insegnamento della loro materia con l'addestramento alla prova del 10 maggio; insomma si è diffusa, e in certo modo accreditata, una sorta di teaching to the test che avrebbe indotto molti insegnanti a non poche interruzioni o, in taluni casi, forzature della didattica ordinaria; a livello internazionale, si è da qualche anno cominciato a discutere criticamente, soprattutto nei Paesi che hanno già sperimentato metodologie e strategie di valutazione, di come, quanto se il ricorso estensivo ai test abbia dato luogo a inconvenienti, se non addirittura ad autentici fallimenti; soprattutto sembra venuta meno quella pretesa, che segnò gli obiettivi di Lisbona 2000, di una sorta di attitudine naturale dei test ad accertare in termini "oggettivi" le capacità e le potenzialità degli studenti, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga che un'ampia ed attenta ricognizione su implicazioni e preoccupazioni scaturite dal "10 maggio" non debba essere oggetto, nei tempi e nelle forme possibili, di ampia e attenta valutazione, anche attraverso il coinvolgimento del Parlamento.
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