INVALSI- altri contributi



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Alla fine del 2008, Daniele Checchi (Università di Milano), Andrea 
Ichino (Università di Bologna) e Giorgio Vittadini (Università di 
Milano-Bicocca) prepararono per l’INVALSI uno studio che esplicita il 
nesso - troppo spesso sottaciuto dai fautori dei test - che potrebbe 
costituirsi tra prove Invalsi e valutazione individuale degli 
insegnanti e delle scuole:
“A regime, le prove dovranno essere somministrate all’intera 
popolazione scolastica delle classi di riferimento”; verrà costituito 
un “ranking provinciale, regionale e nazionale rispetto a tutte le 
scuole o alle scuole dello stesso tipo, costruito sulla base della 
media o della mediana dei risultati dei rispettivi studenti”. I 
risultati alle prove verranno correlati sulla base della 
“predisposizione di un’Anagrafe Scolastica Nazionale che segua nel 
tempo tutti gli studenti consentendo di abbinare la loro performance 
alle caratteristiche delle scuole frequentate e degli insegnanti 
incontrati, nonché a dati di fonte amministrativa sulle 
caratteristiche demografiche ed economiche delle loro famiglie”. Ciò 
permetterà di “disegnare un sistema di incentivazione che premi i 
singoli operatori della scuola in funzione del conseguimento di 
obiettivi relativi agli studenti con i quali essi siano entrati 
direttamente in contatto”
e parallelamente di agire su: “a) 
Reclutamento e rimozione dei presidi sulla base della performance 
ottenuta. b) Reclutamento e rimozione degli insegnanti” fino in casi 
estremi “all’accorpamento o alla chiusura della scuola”.


per approfondire la questione:

Un sistema di misurazione degli apprendimenti per la valutazione delle 
scuole: finalità e aspetti metodologici - Checchi, Ichino, Vittadini
http://www.invalsi.it/download/INVALSI_2008.pdf

I devoti della misurazione - Gabrielli (Cesp Trieste)
http://www.cespbo.it/testi/2011_1/invalsi_devoti-misurazione_marzo%202011.pdf

ciao, nanni



-          Al Dirigente Scolastico dell’I.C. Albertelli-Newton

-          Al Dirigente Scolastico del Liceo “Bertolucci”

-          Al Collegio Docenti e Consiglio d’Istituto dell’I.C. Albertelli-Newton

-          Al Collegio Docenti e Consiglio d’Istituto del Liceo “Bertolucci”

 

e p.c.- Agli organi di stampa

 

            Sono un genitore di un’alunna di quinta elementare e di una di seconda superiore. Dall’11 al 13 maggio le loro classi  saranno “obbligate” a sottoporsi alle prove INVALSI.

            Mi pare di aver capito che l’unico modo, come genitore e cittadino,  per manifestare l’indisponibilità alla realizzazione di queste prove, sia quello di far “assentare” le mie figlie da scuola. Se non mi verranno fornite altre alternative, dovremo farlo.

            Provo ad argomentare le motivazioni che stanno alla base di questa forma di protesta, affinchè possano essere motivo di riflessione per altri genitori, docenti e dirigenti:

 

IL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE DEL MERITO: Nell’ a.s. 2010-2011 il Ministero dell’Istruzione sta sperimentando un progetto di premialità del merito per le scuole di alcune province (Siracusa, Pisa, Massa). Il progetto prevede un premio fino a 70.000 € al 15% delle scuole più “brave”. Tra i 3 indicatori che stileranno la classifica delle scuole, vi sono i test INVALSI. Il Ministero intende applicare questa metodologia sperimentale a tutte le scuole italiane, a partire dall’a.s.2011-2012.  Vi è un nesso sostanziale tra prove INVALSI e premialità del merito.

 

LA LOGICA DEL PREMIO: Negli ultimi 3 anni il Ministero dell’Istruzione ha tagliato più di 8 miliardi di euro alla scuola pubblica; il Ministero del Tesoro ha bloccato per vari anni i contratti del personale, gli stipendi e gli scatti di anzianità. Le conseguenze di queste decisioni le stiamo sperimentando tutti i giorni. Ora, con il 30% di questi risparmi, vogliono premiare “fino ad un massimo del 15-20%, i più meritevoli”. Non credo che questa sia una logica cooperativa ed umana. E’ una spinta competitiva che produrrà solo danni e impoverimento della scuola pubblica. Tagliare a tutti per premiare pochi credo sia l’esatto contrario di quanto preveda la nostra Costituzione come prospettiva di scuola pubblica. Confidare che soltanto la logica della competizione scuota e salvi la scuola pubblica, è come tirare un calcio ad un computer e sperare che si aggiusti! Ce lo si po’ aspettare da un ragazzino, non da un Governo.

 

CHI VINCE E CHI PERDE: Negli ultimi tre anni, vi è stata una continua pressione affinchè entrasse nella scuola pubblica la logica “meritocratica”. Introduzione del voto numerico in tutti gli ordini di scuola, riforma Brunetta, progetti di premialità ai docenti e alle scuole, ecc. A tutto ci si abitua, ed ora non ci indigna più il fatto che un bambino di 6 anni riceva “2”, “4”, ed un altro tutti “10”. E’ ciò che si “meritano”! Nella vita c’è chi vince e c’è chi perde…..E’ ora di finirla con questo egualitarismo sessantottino, ci ricordava un Ministro che forse si intende di economia, ma che quando ha preteso di estendere le sue decisioni in campo educativo, ha prodotto ciò che abbiamo sotto gli occhi! La scuola pubblica deve essere una clinica per i sani, in cui certificare i dislivelli socio-culturali di partenza, oppure un’opportunità di crescita per tutti, nel rispetto delle differenze e dei cammini personali?

 

STENDERE CLASSIFICHE AIUTA AD APPRENDERE E A MIGLIORARSI?: Fino a quando un bambino, un adolescente, un ragazzo percepisce che ha una possibilità, una speranza di farcela, resta in gara e può migliorarsi. Quando capisce che la gare non è equa, che non ce la farà mai a vincere, alle condizioni date, rinuncia e cerca altre strade (e sappiamo quanto possono essere distruttive!). Davvero, come genitori, come docenti, come cittadini, crediamo che basterà costruire delle classifiche, perchè tutto migliori, come per magia? Chi lo ha fatto da sempre, come il sistema scolastico Statunitense ed Inglese, si rende conto di quali sacche di emarginazione e di diseguaglianza produce, a fronte di pochi “arrivati”.

 

QUALI SONO LE FINALITA’ DELLE PROVE INVALSI?: Servono per misurare le competenze linguistiche e matematiche degli alunni? Per misurare il grado di preparazione fornito dalla scuola? Per comparare le scuole tra di loro? Per comparare zone geografiche d’Italia e realtà socio-economiche diverse? Per valutare i docenti? Per stendere delle classifiche di premialità? Per fare della statistica con poco investimento e molti utenti?

 

COME SONO UTILIZZATE LE PROVE INVALSI DAL SISTEMA SCOLASTICO?  Per ora ci si affanna soltanto a definirle “obbligatorie” con una semplice nota di un dirigente Ministeriale. I Dirigenti non permettono ai Collegi Docenti di esprimere la propria opinione in merito all’adesione alle prove e “obbligano” i docenti a somministrarle e correggerle, per poi inviarne i risultati al Ministero. Per cosa sono utilizzati questi risultati? Per decidere su quali realtà investire? Quali realtà punire? Per fare dichiarazioni politiche semplicistiche, sulla base di conclusioni già evidenti in partenza? (“I dati di ciascuna rilevazione segnalano come una costante del nostro Paese che le regioni del Nord ottengono risultati in genere più elevati di quelli del Centro e del Sud. Queste differenze sono più o meno significative a seconda delle classi considerate”. “I risultati degli studenti immigrati, specialmente quelli di prima generazione, sono sempre più bassi di quelli degli italiani, ma sono anche molto uniformi sul territorio nazionale. Le piccole differenze osservate non sono in genere statisticamente significative”). Intanto i docenti più scrupolosi, per paura dell’effetto delle valutazioni INVALSI sulla propria classe e sulla propria autostima, fanno comprare alle famiglie libretti di allenamento alle prove INVALSI e convertono la propria didattica ad una preparazione ai test. E’ questo l’effetto feedback sperato?

 

IL QUESTIONARIO AGLI ALUNNI: All’interno delle Prove INVALSI di quinta dell’a.s.2010 vi era un questionario agli alunni con domande del tipo: quanti libri hai in casa? (corredato da una pagina di disegnini, per orientarsi meglio nella propria libreria) abitualmente con chi vivi? Sono stato picchiato da altri bambini a scuola?, ecc.. Con quali finalità si chiedono dati e valutazioni personali molto delicati ad alunni di dieci anni, senza un consenso ed una conoscenza esplicita da parte delle famiglie? Per poter correlare meglio i risultati con lo status socio-economico o per quali altri motivi di ricerca?

 

L’OBBEDIENZA NON E’ Più UNA VIRTU’: Interpellati sul senso delle Prove Invalsi, tanti Dirigenti e docenti stanno rispondendo che “siamo obbligati a farle”. A parte l’opinabilità giuridica di queste risposte, credo occorra andare al senso profondo: se è vero che è necessario essere valutati, siamo sicuri che questo sia lo strumento giusto per valutare una realtà complessa come quella della scuola pubblica? Con un test a risposta chiusa di Italiano e Matematica siamo a posto? Avremo uno spaccato affidabile delle scuole e dei docenti? Dei finanziamenti alle scuole e delle risorse mai arrivate? Delle risorse tagliate e mal distribuite? Del diritto allo studio negato, di fatto, per problemi organizzativi e strutturali? Don Milani ci ricorda che l’obbedienza ha senso solo quando è difesa del più debole, non quando è accettazione acritica di semplificazioni e propaganda, che cancellano le vere problematiche sottostanti e non affrontate.

 

Spero che queste mie semplici osservazioni permettano di approfondire una riflessione critica al’interno delle nostre scuole….                                Cordiali saluti

                                                                                  Giordano Mancastroppa



Articolo tratto da: Istruzione: bene comune - https://www.rknet.it/lascuolasiamonoi/
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