Il rapporto semestrale ARAN datato dicembre 2015 evidenzia come docenti e personale ATA, rientranti nel personale delle PA, abbiano un potere di acquisto che diminuisce sempre di più: in altre parole sono sempre più poveri. La percentuale di inflazione dal 2008 ad oggi è stata pari al 13,6% , ma gli aumenti contributivi dei dipendenti pubblici sono stati inferiori, in quanto solo del 9,5%. Una differenza percentuale di oltre 4 punti. “La scuola non paga“, si potrebbe dire. Non stupisce che nei sondaggi fra studenti, il lavoro nella scuola pubblica sia quello a cui quasi più nessuno aspira. A quanto ammonta la perdita?
In busta paga, docenti e Personale ATA perdono circa 80 euro mensili. La perdita andrebbe compensata nel prossimo rinnovo contrattuale, che però prevede un incremento retributivo di soli 5 euro. Il Governo non ha più soldi. Forse ha elargito e promosso troppi bonus per poter far fronte all’aumento a cui il personale della scuola “ha diritto”. Se poi aggiungiamo anche il ritardo agli stipendi dei precari, che non si comprende bene come fanno a sopravvivere investendo nel lavoro e non vedendo un cent per mesi e mesi (per loro nemmeno il bonus per l’autoformazione), si fa presto a chiedersi che vantaggio economico ci sia nel lavorare nella scuola. E se è vero che lavori come questi a volte sono più una vocazione, è altrettanto vero che non si vive di passione. Si spera che il Governo si renda presto conto di quali sono le reali necessità di docenti e Personale ATA e si concentri a riformare queste. Per leggere il rapporto dell’ARAN, potere cliccare qui.