Chi di INVALSI ferisce….
Quando vennero introdotti i Test INVALSI nelle scuole italiane, moltissimi docenti e genitori dichiararono la loro opposizione a questo sistema di valutazione ritenendolo inaccettabile e dannoso. Al di là delle considerazioni di ordine pedagogico e didattico, volte a porre in evidenza la totale inadeguatezza di questo genere di quiz per valutare l’effettiva preparazione degli studenti, i timori riguardavano il rischio che di questi risultati potesse essere fatto un uso distorto e aberrante.
In Gran Bretagna, infatti, in seguito all’introduzione di quiz analoghi, il livello di preparazione degli studenti britannici è inesorabilmente peggiorato, la motivazione dei docenti progressivamente diminuita e la competizione fra le scuole al contrario cresciuta sempre più. Infatti, oltre ad essere divenuti l’indicatore per la distribuzione dei fondi ai singoli istituti, i quiz britannici vennero molto presto utilizzati per comporre una sorta di graduatoria delle scuole esposta pubblicamente in più luoghi, ad iniziare dai supermercati.
Eravamo certi che si sarebbe arrivati a questo anche in Italia: un bell’articolo sul giornale di ogni città con la classifica degli Istituti, in base al risultato delle Prove INVALSI.
Una sorta di “Top Ten” per orientare le scelte future delle famiglie, condizionate dal riconoscimento conferito a questi risultati dal MIUR, talvolta scoraggiate di fronte all’ “eccellenza” di scuole troppo “competenti” e rassegnate all’esclusione dei propri figli.
Di fronte all’assurda semplificazione delle Prove INVALSI (che pretendono di misurare in modo improprio) e del loro uso, ecco la risposta del sentire comune: la graduatoria bell’e servita.
Che importa se mescola tipologie di scuola diverse, utenze diverse, campioni parziali di alunni (le prove vengono svolte soltanto da una parte degli alunni/e ogni anno, e non sono mai gli stessi in anni successivi). Che importa se, in barba a tutte le principali teorie pedagogiche sulla pari dignità di tutte le discipline, i test misurano solo ed esclusivamente le competenze in italiano e matematica. L’importante è dire chi è primo e chi è secondo.
Finalmente la meritocrazia, ci direbbero i nostri decisori politici, che ne hanno fatto un perno della Legge 107.
Chissà che agitazione di Dirigenti Scolastici, di docenti, di genitori, di fronte alle classifiche pubblicate in prima pagina, visto che le scuole superiori sono in perenne competizione sull’utenza potenziale e le famiglie sembrano rassicurate dalle classifiche, nelle loro scelte.
Senza dubbio pochissimi andranno a leggere nel RAV (quel Rapporto di Autovalutazione compilato da ogni scuola che la Ministra Giannini ha definito “rivoluzione epocale”) a quanto ammonta il contributo “volontario” che le famiglie apportano di propria tasca alle scuole per sopperire ai tagli dei contributi statali, o si soffermeranno su altri dati che sarebbero molto utili se si volesse veramente elevare la qualità della scuola italiana.
Di fronte alla “pagella” dell’INVALSI, anche i giornali non vanno tanto per il sottile, solleticando il senso comune della gente. Diciamo finalmente chi è bravo e chi no. Chi vince e chi perde, nella gara della vita.
E’ la stessa logica che nel 2008 ha fatto introdurre, su spinta del Super-Ministro Tremonti, il voto numerico nella scuola primaria e secondaria di primo grado, con esiti catastrofici.
Fare graduatorie facilmente comprensibili.
Immaginiamo purtroppo cosa succederà se al RAV e alle Prove INVALSI si legheranno aspetti premiali in termini economici (come il Sistema Nazionale di Valutazione prevede).
Quindi, ai solerti Dirigenti Scolastici che tanto hanno esaltato e difeso le Prove INVALSI (non tanto pericolose in sé, ma per la loro applicazione ed uso improprio, omai chiare a qualsiasi studio scientifico serio), che hanno preso posizione come ASAPA contro chi si è opposto, con argomentazioni critiche, a questa modalità ultra-semplificatoria di valutazione diciamo: Chi di INVALSI ferisce…di INVALSI patisce (sulla pubblica piazza…).
Roberta Roberti, Giordano Mancastroppa, Enrico Calzolari, Andrea Zini, Cristina Di Patria, Giovanna Affanni de La Scuola Siamo Noi-Parma