Faccio la maestra a tp da trent'anni quindi la scuola a tempo pieno la vivo come una mia seconda casa: costruita, allargata, ristrutturata, vissuta in tanti anni di passione, lotta e soddisfazione.
Sono partigiana. Lo dico subito.
Lavoriamo con bambini/e dai 6 anni( a volte anche 5 e qualche mese) agli 11, anni importanti della loro crescita come persone che abitano questo mondo.
Ci troviamo davanti ad una situazione paradossale. Oramai solo un disonesto può sostenere che la scuola a tp non è massacrata.
La mia scuola, ad esempio, aprirà i battenti settimana prossima e funzionerà , a parità di classi, con 5 maestre in meno sul fabbisogno reale.
L'ingegneria con cui sta in piedi ha qualcosa di magico, ormai non ha più contatti con la realtà.
Mi piacerebbe che provaste, tutti voi genitori, a comprendere la turnazione oraria e la fatica che sta dietro il riempimento dei buchi provocati dal taglio delle insegnanti. Nella mia scuola mancano 55 ore di didattica colmate con le ore di compresenza.
In questa situazione paradossale che cosa possiamo fare?
Che cosa può fare un'organizzazione, un ente, che voglia dare una mano alla scuola pubblica?
Per prima cosa, indignarsi!
Unire la propria voce al silenzio assordante che esce dalle nostre aule.
Consigli comunali aperti a cui invitare il mondo della scuola per deliberare la richiesta della restituzione del mal tolto, organizzare tavoli di confronto ( la fabbrica delle idee?) per conoscere e capire le esigenze di chi nella scuola lavora, trovare soluzioni comuni.
Non riesco ad entrare nella logica della "riduzione del danno".
La coperta È corta, a nulla può servire tirarla. Qualcuno avrà sempre freddo.
Ma, la scelta di appaltare la mensa, è una scelta strategicamente devastante.
"liberare" le ore di mensa DISTRUGGE un progetto didattico e formativo che va incontro maggiormente alle esigenze delle/i bambine/i .
"liberare" queste ore non serve per ritornare a tempi più distesi per tutte/i, ma a concentrare l'intervento pedagogico solo sull'acquisizione delle competenze.
Perchè non abbiamo pensato ad appaltare matematica o lingua?
La risposta può essere:" Perchè per insegnare queste discipline, ci vuole preparazione e competenza!"
Perfetto, è vero.
Ma per stare in mensa e dopomensa con i bambini/e , no? Per farli mangiare va bene chiunque?
Beh, allora dobbiamo ricominciare da capo. Spiegare, raccontare, dare di nuovo un senso a quello che ritengo essere un importante momento valoriale della nostra scuola.
Quando stai in mensa con la tua classe, ti giochi una parte della giornata scolastica importantissima, considerata dai più meno produttiva e faticosa, ma nell'ottica pedagogica riveste un valore insostituibile:
hanno 6/11 anni, il rapporto con il cibo ha ancora un aspetto molto legato alla relazione famigliare, imparare a stare insieme a tavola, a non sprecare il cibo, ad assaggiare tutto quello che hai nel piatto, a riconoscere le quantità desiderate, a rispettare il lavoro di chi il cibo ce lo prepara, seguire i progressi giorno dopo giorno, applaudire al primo fagiolino mangiato da Andrea che ha superato la paura del verde, ascoltare e osservare le dinamiche tra commensali, vedere Chiara che imbocca Fabio raccontandogli una barzelletta per fargli mangiare i due dischetti di carota, rispondere alle domande, ascoltare i loro argomenti, parlare con Riccardo che piange perchè la sua mamma le lasagne le fa più buone, aiutare Davide ad impugnare il coltello correttamente standogli alle spalle, giocare a "indovina l'animale", sorprenderti perchè sperimentano quell'attività che hai fatto prima in classe.
E poi in giardino a giocare, anche con il freddo coperti bene.
Osservare chi fa " il comandone", chi si lascia convincere, chi non molla mai. Intervenire perchè trovino un modo di risolvere il conflitto , imparare a parlare per dire ciò che prima hai detto con un calcio, "rifare la scena" per trovare un tono di voce diverso, imparare ad accettare la sconfitta, non infierire sulla sconfitta, imparare a vincere senza chiedere un trofeo, applaudire alla vittoria dell'altra, imparare che sono lento quando leggo ma i miei compagni/e dicono che so correre più forte di tutti, imparare che se oggi la tua amica dà la mano a un'altra compagna non vuol dire che non ti vuole più bene, imparare che puoi dare la mano a chi vuoi, imparare che se vuoi baciare una bambina lei deve essere d'accordo, imparare che puoi essere un maschio anche se giochi alle bambole...
Siete sicure/i che queste cose le può fare chiunque, anche chi incontra questi bambini/e solo due ore al giorno?
Siete sicuri/ e che mantenere una continuità e organicità di intervento possa essere fatto da chiunque?
Io credo di no. Ne sono assolutamente convinta.
Mi rendo conto che di fronte ai massimi sistemi, ai problemi di crisi economica internazionale ( prodotta da noi forse?) il racconto che ho fatto può apparire "poca cosa".
Ma "istruire l'affettivo ed educare il cognitivo" ( cfr R. Mantegazza) penso che abbia a che fare con una crescita sana ed equilibrata che fa di noi un cittadino/a consapevole dei propri diritti e doveri.
Non è questo che chiedete alla scuola?
Per favore, ripensateci.
Mi mette profondamente a disagio fare proposte alternative.
È come chiedere a un paziente:" Preferisci l'amputazione della mano o del piede?"
Noi non vogliamo la luna, vogliamo le maestre per poter lavorare in qualità. Non una di più.
Ma se proprio proprio, dopo un pesante intervento da parte dell'amministrazione verso il ministero per ripristinare il diritto a una scuola vera, è necessario supplire alle voragini lasciate dai tagli, allora perchè non pensare a un progetto di integrazione di 1 pomeriggio la settimana che sia strutturato e organizzato in linea con il POF della scuola stessa con personale educativo qualificato?
Attenzione: questa non è LA soluzione!
È solo un intervento tampone. Non chiamiamolo Progetto.
È una toppa che mettiamo in attesa di tempi migliori, quando le forze politiche di questo Paese lavoreranno seriamente per restituire, e perchè no, potenziare la scuola a tempo pieno...prima che ci si possa dimenticare che era il fiore all'occhiello della nostra istruzione statale.
Noi non ce lo dimenticheremo!
Un'ultima cosa: la tutela delle donne che lavorano si fa non assicurando loro un baby parking ma garantendo un ambiente educativo di apprendimento di cui hanno diritto di certo i loro figli e le loro figlie ma anche le mamme lavoratrici che pagano anche per questo le tasse.
Martagatti
Maestra elementare
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