Perché Retescuole sostiene lo sciopero del 28 gennaio e perché chiede al popolo della scuola di aderirvi.
Retescuole e i comitati a difesa della scuola pubblica nel milanese sono costituiti da lavoratori e lavoratrici: sono i genitori che vengono eletti nei consigli di circolo e di istituto per cercare di dare un contributo al buon funzionamento della scuola pubblica, sono i genitori che hanno difeso e difendono con le unghie e coi denti il tempo pieno e il tempo prolungato, sono i docenti e gli ata che manifestano e protestano contro i tagli e le riforme disastrose per l'avvenire delle bambine e dei bambini e delle/degli adolescenti. Quindi non abbiamo dubbi da che parte stare se in ballo ci sono i
diritti di chi lavora.
Lo sciopero indetto dalla Fiom Cgil è nato dalla vicenda Mirafiori. Quella vicenda è un bivio che costringe tutti a scegliere: non si può stare in mezzo. E' come quando un governo si trova a dover tagliare delle spese: sceglie quelle militari o quelle di scuola e università? Sappiamo quel che hanno scelto in questi ultimi quindici anni i governi di ogni colore. Anche noi abbiamo scelto: Marchionne è della stessa specie di quelli che dicono che la scuola pubblica è un peso, perché la concorrenza internazionale... perché la spesa... perché l'economia... E' di quelli per i quali l'economia va benissimo quando la borsa tira, anche quando ai più tocca tirar la cinghia.
Ma non si tratta di esprimere solo solidarietà a qualcuno. La scuola ha abbondanti ragioni per protestare "per sé". Incombe la terza ondata di tagli (vogliono sopprimere altri 35.000 posti entro pochi mesi), il precariato dilaga, la riforma universitaria... Fortunatamente nello stesso giorno hanno proclamato lo sciopero anche due sindacati presenti nella scuola e nell'università (Cub e Cobas) e ciò consente la "copertura" per scioperare alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola che lo desiderano.
Sia il lavoro che la scuola sono "beni comuni", diritti che vengono messi pesantemente in discussione da troppi anni. Abbiamo bisogno di dimostrare a chi ha il potere che la gente non è disponibile a rinunciarvi. Se non lo manifestiamo chiaramente non potremo pensare di resistere da soli nella trincea della difesa della scuola pubblica. Quei signori non si limitano a togliere posti e soldi: tolgono futuro. E lo vediamo tutti i giorni a scuola, dove i ragazzi e persino i bambini immaginano per sé una prospettiva di vita peggiore di quella dei propri genitori.
Quindi per il 28 gennaio noi chiediamo ai genitori e agli studenti di manifestare come possono la loro adesione allo sciopero, alle lavoratrici ed ai lavoratori della scuola di scioperare, chiediamo a tutte e tutti di partecipare in maniera unitaria alle manifestazioni regionali che si terranno, costituendo e rafforzando lo spezzone della scuola e dell'università.
Retescuole
Sei disposto a percepire 400 euro in più al mese, rinunciando in cambio alla tua libertà di insegnamento per diventare un ligio ed obbediente esecutore dei dettami ministeriali, controllato passo dopo passo da ispettori e quiz?
E se domani il 54% dei docenti votasse SI', questa scelta dovrebbe essere considerata "legittima"?
Dovremmo rinunciare tutti a un nostro diritto, perchè se ne è fatto oggetto di scambio in un referendum?
E mi domando: dovrebbe questo essere considerato solamente un problema degli insegnanti? Avere una scuola dove chi riveste il ruolo di educatore non è libero di esprimere la propria opinione e di scegliere come svolgere la sua azione didattica, è un'ipotesi nefasta non solo per gli insegnanti, ma per gli studenti, per i cittadini, per il Paese.
Allo stesso modo, io credo, che si possa chiedere a Mirafiori o a Pomigliano di sottoscrivere accordi che garantiscono il posto di lavoro (e fino a quando?) solo se si accettano limitazioni a diritti garantiti dalla Costituzione, è una questione che riguarda tutti i cittadini, tutti noi, tutto il Paese.
Da quando ho memoria, lo Stato è sempre intervenuto in sostegno della Fiat, in mille modi diversi l'ha sovvenzionata, col ricatto della chiusura o della delocalizzazione ed il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro. Da quasi vent'anni, ha sganciato senza chiedere che venisse presentato un piano industriale degno di questo nome.
Io so che quando mi è capitato di chiedere un finanziamento per comprarmi il televisore o la lavatrice, ci è mancato poco che non mi chiedessero con chi andavo in vacanza d'estate, è possibile che a questi signori si siano firmate delle cambiali in bianco, senza uno straccio di controllo sul progetto di rilancio, senza una garanzia?
E si inalberano pure, e sfoggiano arroganza, se gli chiedi come pensano di investire, quali sono le loro intenzioni sul lungo periodo, quali impegni si prendono...
L'esito del referendum di Mirafiori, se si considera che hanno votato anche gli impiegati, i quadri e i caporeparto, è un segnale molto chiaro, alla Fiat, ai sindacati, al governo e all'opposizione.
Quello che dobbiamo chiederci come INDIVIDUI è: possiamo accettare che si faccia un referendum del genere? possiamo accettare che si metta in discussione il contratto nazionale? possiamo accettare che si limitino dei diritti? possiamo accettare che il governo si ponga come controparte dei lavoratori a fianco delle imprese? ed infine, è anche solo lontanamente plausibile che un presidente del consiglio si permetta di dire che le aziende fanno bene ad andarsene dall'Italia perchè i sindacati hanno troppo potere e perchè in Italia ci sono ancora i comunisti?
Io non lo posso accettare, ed è per questo che credo si debba fare sciopero con la Fiom il 28 gennaio.
Purtroppo, in Emilia Romagna, lo sciopero Fiom sarà anticipato al 27 gennaio, dunque per quella giornata i lavoratori della conoscenza non avranno la copertura di CUB e Cobas (che resta valida per chi volesse scioperare il 28 gennaio!!!).
La mattina del 27 gennaio, la FLC convocherà a Bologna il direttivo regionale e i direttivi provinciali allargati alle RSU per partecipare alla manifestazione regionale della Fiom.
Roberta
Dopo Mirafiori
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GIACOMO RUSSO SPENA Il coraggio di dire no. Da Mirafiori lezione per la sinistra
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C’è un tipo che prende ogni mese qualche centinaio (migliaio) di volte il salario di un operaio, ma dice di essere un metalmeccanico. Si chiama Marchionne, e non vede l’ora di trasferire in altri Paesi la produzione italiana di auto. Se lo può permettere: gestisce i capitali e i mezzi che generazioni di operai Fiat hanno accumulato a favore della famiglia Agnelli di cui lui cura gli interessi, insieme ai propri. Può decidere a piacere se mandare a casa qualche migliaio di famiglie operaie italiane, o farne lavorare altrettante in Serbia o in Brasile. Per lui è lo stesso, perché è agli operai che tocca partecipare all’asta dove “vince” chi si offre a minor prezzo. Gli operai di Mirafiori devono decidere a breve in un referendum se vogliono essere loro quelli che lanciano la più consistente offerta al ribasso, altrimenti, gli si dice: fuori dall’asta. C’è persino gente che chiama tutto questo: democrazia.
Ci sono alcuni sindacati che hanno annusato da tempo l’aria che tira. Devono mantenere qualche migliaio di funzionari e sono arrivati alla conclusione che per farlo devono legarsi mani e piedi a chiunque detenga un qualche potere. Anche se ciò costasse, a coloro che dovrebbero rappresentare, soldi e posti di lavoro. Hanno un problema, però: chi li vota, poi? Ma hanno trovato la soluzione: basta escludere i sindacati che non ci stanno dalla rappresentanza di fabbrica. I lavoratori di problemi quotidiani ne avranno sempre da smazzarsi, e quindi questi valorosi sindacati pensano: prima o poi dovranno pur rivolgersi a noi. In fondo, anche nel Ventennio ai sindacati corporativi qualcuno finiva per rivolgersi, in mancanza d’altro. Si chiamano Cisl e Uil e di loro i giornali scrivono: “non sono ancorati al passato”.
C’è un sindacato che pensa che agli operai di Mirafiori non conviene offrirsi a prezzi stracciati in aste truccate, perché altrimenti poi di aste di quel genere lì si metterebbero a farle tutti. Questo sindacato si chiama Fiom. Ad ogni elezione rsu nelle fabbriche metalmeccaniche aumenta la propria rappresentatività. Fa molte cose, ad esempio firma nei posti di lavoro contratti vantaggiosi per i lavoratori e, nel devastato panorama delle forze progressiste, offre una presenza discreta, ferma, orgogliosa. Quel che diremmo come vecchi prof: un esempio per i giovani. L’unica cosa che la Fiom non può fare è: promettere soldi e posti di lavoro senza lottare. C’è gente che lo considera, per questo, un sindacato “ideologico”.
C’è un albero chiamato scuola e università. Da circa quindici anni i governi di ogni colore quando c’è una finanziaria, quindi tutti gli anni, tagliano un ramo, insieme a tutti quelli che ci sono seduti sopra, e senza molta attenzione per quelli che stanno sotto. Avrebbero potuto tagliare rami da altri alberi, quello bellico, ad esempio, con l’indispensabile nuova portaerei italiana, o gli imprescindibili nuovi cacciabombardieri col tricolore, o da quello dell’Afghanistan: una guerra già persa, da cui non tornano onori, ma bare. Però arrivati al dunque, nonostante le promesse elettorali, quando si ritrovano con le forbici in mano, i nostri governanti che fanno? Potano l’albero della conoscenza: il ramo del tempo pieno, quello del diritto allo studio, quello delle superiori, e lo fanno nello stesso esatto istante in cui ti dicono che comunque sì, certo, il tronco non lo segheranno. Come se potesse continuare a vivere senza foglie e rami. Chiamano tutto ciò: lotta agli sprechi.
C’è un segretario del più grande sindacato dei lavoratori della scuola, la FLC Cgil. Si chiama Pantaleo, ed ha un eloquio da convincente tribuno: a volte pare un estremista. E per mostrare la sua tempra combattiva partecipa a tutte le manifestazioni della Fiom. Quando gli si è chiesto: con quello che sta accadendo nella scuola e nell’università perché non proclami uno sciopero della TUA categoria? Quello ti guardava con l’aria di chi la sapeva lunga e ti rispondeva: io lotto per lo sciopero generale! Però è passato settembre con le sue lotte dei precari della scuola, novembre con le sue lotte degli universitari, il 14 dicembre con il governo che stava per cadere, ma… di sciopero generale non c’è l’ombra. E neppure di quello di scuola ed università. E allora qualche inguaribile malevolo sospetta che la posizione di Pantaleo sia servita a coprire la propria inazione. Oggi s’è fissato che la cosa da fare è metter su gli “stati generali della conoscenza”, e allo scopo ha pure scritto un appello, che la neosegretaria della Cgil (quella che NON vuole fare lo sciopero generale) ha prontamente sottoscritto. Una bella giornata con un po’ di intellettuali e il nostro Pantaleo è felice come una pasqua.
Eppure. Occorre essere degli ideologi del Complotto o accaniti dietrologi per affermare che quello contro Mirafiori e quello contro scuola ed università sono corni della stessa offensiva? Che la sola cosa ragionevole da fare è mettere insieme le forze, unendo le rispettive rivendicazioni, per fronteggiare la stessa offensiva? Nella fase in cui gli Stati sono appesantiti dai debiti e il mercato è sotto la pressione crescente della concorrenza mondiale, governanti e padroni (mi viene da chiamarli così: non decidono forse loro e solo loro se domani in quella fabbrica si lavora o no?) pensano ad alleggerire la mongolfiera buttando quella che considerano zavorra: via la scuola, via l’università, via i diritti. Nel mercato globale tocca essere leggeri, per sopravvivere. Il problema è chi rimarrà, di quel passo, sulla mongolfiera.
C’è però gente che ha deciso di non farsi trattare da zavorra, perché la mongolfiera è certo che deve continuare a stare in aria, ma può essere alleggerita anche in altri modi. Giù il carico di guerra, ad esempio, giù Berlusconi ed il suo circo, altro esempio. E via che si va, leggeri come non mai. E allora: per il 28 gennaio la Fiom ha proclamato lo sciopero dei metalmeccanici. La Flc può fare una cosa molto semplice e molta concreta: se la Cgil non indice lo sciopero generale, ne può proclamare uno di categoria (scuola, università e ricerca) nella stessa giornata. Non ne abbiamo forse di ragioni, noi, popolo della conoscenza? Questo è l’anno in cui si applicherà la terza ondata di tagli nella scuola: li guarderemo senza reagire? E per quanto riguarda l’università: lasceremo lo spazio per applicare la loro riforma? Lo sciopero è necessario non per solidarietà verso qualcuno, ma perché scuola e università hanno fin troppe ragioni “proprie” per scioperare. Se la Flc non lo indirà, allora gli “stati generali della conoscenza” che seguiranno saranno solo un diversivo, colpevole e vile.
In ogni caso: due piccoli sindacati, ma con una certa presenza nella scuola, la Cub e i Cobas, hanno proclamato uno sciopero per il 28, lo stesso giorno della Fiom. E ciò dà a tutti i lavoratori e le lavoratrici della scuola la possibilità di partecipare. Speriamo che ognuno si renda conto che non siamo nella fase storica in cui si sceglie cosa fare sulla base della tessera che si ha in tasca. Chi ha vissuto intensamente questi anni di sconfitte, lotte e resistenze, sa molto bene qual è la cosa giusta da fare: unire nella lotta le rivendicazioni dei due mondi più colpiti dall’offensiva in atto, e che più stanno reagendo, il mondo operaio e quello della scuola e dell’università. Sono i due mondi intorno ai quali può coagularsi la forza in grado di buttar giù dalla mongolfiera la zavorra che pesa ormai in modo intollerabile sulle nostre vite.
L’accordo separato (senza la FIOM-CGIL) alla Fiat Mirafiori del 23 dicembre non è questione che riguarda solo i lavoratori di quello stabilimento. Anzi, non si dovrebbero caricare quegli operai (con un referendun/ricatto) di una responsabilità che riguarda il futuro di tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Quell’accordo – oltre a prevedere: taglio delle pause, con gravi conseguenze su salute e sicurezza; possibilità di far slittare la mensa a fine turno; 120 ore di straordinario obbligatorie; completa mano libera nella gestione dell’orario con turni anche di 10 ore (dalle 6,00 alle 16,00 e dalle 20,00 alle 6,00); possibile non pagamento dei primi 2 giorni di malattia e mille altre nefandezze – vieta lo sciopero (pena fino al licenziamento) su quanto previsto dall’accordo stesso; abolisce le RSU e permette l’agibilità sindacale (assemblee, delegati, contributi per le tessere, ecc) solo ed esclusivamente a quei sindacati che hanno firmato l’intesa.
Un atto antisindacale, antidemocratico ed autoritario. In un sol colpo si peggiorano le condizioni di lavoro e si cancellano diritti inviolabili. Un accordo la cui portata generale è stata immediatamente colta sia da chi ha plaudito a Marchionne, sia da chi ha detto no a questo ricatto. La nuova strada intrapresa non si fermerà a Mirafiori come ieri non si è fermata a Pomigliano.
Quello che esprimiamo non è quindi un gesto di solidarietà verso gli operai e operaie di Mirafiori. E’ qualcosa che riguarda noi stessi, il nostro presente e il nostro futuro. Se passa questo “nuovo” modello di relazioni sindacali si cancella in modo definitivo il sistema dei diritti individuali e collettivi nel lavoro. Si mette la parola fine al contratto come difesa collettiva. Tutti siamo più precari.
Nessuno è al riparo da questo processo. Colpisce tutti. Privato e Pubblica Amministrazione (Brunetta docet). Industria e servizi. La “cura” Marchionne fa il paio con lo sfoltimento del welfare previsto da Sacconi: l’individuo viene gettato sul mercato, solo, senza diritti e senza dignità.
Vogliono far pagare a noi la crisi prodotta da loro, con un peggioramento a tutti i livelli delle condizioni di esistenza in una competizione globale senza fine. Una crisi che finora abbiamo pagato solo noi a vantaggio dei soliti noti (e se lo dice pure Tremonti… !) E poi, dove sono i piani industriali per “Fabbrica Italia”? Una scatola vuota per abbandonare gran parte delle produzioni italiane? Sanno attuare una sola micidiale ricetta: finanziarizzazione e privatizzazione di tutto!
Per questo siamo contro gli accordi di Mirafiori e Pomigliano e il 28 gennaio saremo in piazza con la FIOM per battere questo scellerato disegno e costruire la più vasta opposizione sociale, capace di mettere assieme studenti, operai, lavoratori del pubblico impiego, i mille volti della precarietà. Una nuova ricomposizione sociale indispensabile per non farci scaricare addosso i costi della crisi e, al tempo stesso, ri-costruire insieme un’alternativa al disastro economico e sociale, dell’ambiente, che è davanti a noi.
Torino 11 gennaio 2011
RSU Università degli Studi di Torino
RSU Politecnico di Torino
Documento approvato dalle RSU del Politecnico di Torino e dalle RSU dell’Università degli Studi di Torino, votata da delegati RSU della CGIL, CISL, UIL, USB e COBAS
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documento dell'area di minoranza "La Cgil che vogliamo" nella FLC
Apprendiamo dalle dichiarazioni del Segretario Domenico Pantaleo che la FLC non sciopererà il 28 gennaio e che si limiterà “a dare tutto il suo sostegno” alle manifestazioni della FIOM indette per quella giornata. Sostegno che i lavoratori della conoscenza non si sa bene come potranno manifestare, se non aderendo allo sciopero indetto da altre sigle sindacali.
Nonostante la gravità della situazione, che avrebbe richiesto con urgenza l’apertura di spazi di discussione democratica per giungere a soluzioni il più possibile condivise, nella remota ipotesi di uno sciopero generale “da costruire”, il CDN FLC verrà convocato soltanto il 25-26 gennaio, vale a dire decisamente troppo tardi.
Come Area programmatica CGILche vogliamo nella FLC non condividiamo queste scelte né nel merito, né nel metodo.
Nel merito, perché, come stiamo chiedendo da mesi, riteniamo che la nostra categoria abbia altrettante e altrettanto urgenti motivazioni per indire uno sciopero, per dare una risposta decisa ai tagli e alle riforme governative, non ultima la sperimentazione sulla valutazione delle scuole e dei docenti promossa dal MIUR.
Inoltre, quando si parla di solidarietà alla FIOM, non si deve dimenticare che l’attacco di Marchionne va ben al di là dell’attacco ai lavoratori della FIAT di Mirafiori, in quanto attacca i diritti costituzionali di tutti e di tutte.
Nel metodo, perché riteniamo che argomenti di questa portata, che tra l’altro incideranno pesantemente sul nostro stesso essere sindacato, debbano cessare di essere esclusivamente oggetto di dichiarazioni e conferenze stampa o riunioni di soli segretari generali per entrare a pieno titolo, tempestivamente, anche in forma straordinaria, nella discussione delle istanze decisionali di tutti i livelli della nostra organizzazione, coinvolgendo anche le RSU e gli iscritti.
Per questo motivo, ci impegniamo a richiedere la convocazione straordinaria dei direttivi provinciali e regionali affinchè venga discusso e votato un odg sullo sciopero di scuola, università e ricerca del 28 gennaio.
Area CGIL che vogliamo nella FLC
Il Direttivo della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza FLC-CGIL
della Toscana esprime pieno sostegno alla lotta delle lavoratrici e dei
lavoratori metalmeccanici e del loro sindacato più rappresentativo la
FIOM-CGIL contro la politica di ricatto di Marchionne e della FIAT. La
vertenza FIAT riguarda questioni generali come i diritti di chi lavora, la
contrattazione, la rappresentanza sindacale e quindi riguarda tutto il mondo
del lavoro e perciò anche le altre categorie del sindacato sono chiamate a
dimostrare una solidarietà concreta e attiva con la FIOM-CGIL e con le
lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori. Infatti
l¹inaccettabile accordo voluto da Marchionne non è semplicemente la proposta
di un brutto contratto aziendale ma, nella stessa maniera della Legge 183
³Collegato Lavoro² del novembre 2010, è un attacco senza precedenti ai
diritti dei lavoratori e al ruolo del sindacato e della contrattazione
collettiva secondo l¹attuale sistema di relazioni sindacali in questo paese.
La FLC-CGIL Toscana concorda con la FIOM-CGIL nel ritenere illegittimo il
Referendum indetto dalla dirigenza della FIAT perchè si tratta di una
consultazione non libera, un ultimatum sotto la minaccia della chiusura di
Mirafiori, ed è in contrasto non solo con lo Statuto della CGIL ma anche con
la Costituzione Repubblicana. Infatti certi diritti democratici
costituzionalmente garantiti come il diritto di sciopero non possono essere
soggetti alla votazione in un Referendum. Inoltre è gravissima la proposta
antidemocratica di negare ai lavoratori il diritto di eleggere la propria
rappresentanza sindacale, escludendo dallo stabilimento di Mirafiori i
sindacati non firmatari del contratto aziendale.
Il Governo Berlusconi insieme al padronato sta utilizzando l¹attuale crisi
economica per attaccare i diritti e le condizioni di vita delle lavoratrici
e dei lavoratori. Per il governo la crisi la devono pagare i lavoratori e
gli studenti. Dopo il brutto accordo separato a Pomigliano d¹Arco, la FIAT
passa all¹accordo separato e anticostituzionale di Mirafiori. Per Marchionne
i referendum, da consultazioni democratiche, devono essere trasformati in
armi di ricatto contro i lavoratori costretti a "scegliere" fra la perdita
del posto di lavoro e i diritti contrattuali.
Nello stesso tempo il Governo blocca gli stipendi nel pubblico impiego fino
a fine 2013 e prosegue con i tagli indiscriminati allo stato sociale e in
particolare alla formazione e alla ricerca pubbliche in tutti i comparti
della conoscenza: Scuole, Università, Ricerca e AFAM, mentre il Governo fa
approvare la controriforma Gelmini che mortifica l¹Università pubblica. E
mentre la Finanziaria 2011 taglia le spese sociali, il Governo stanzia 25
miliardi per le spese militari; mentre taglia di 8,03% le spese per il
personale della Scuola pubblica (con l¹eliminazione di 87.365 posti di
lavoro nel 2011), aumenta di 8,4% le spese per gli acquisti di nuovi
armamenti (p.e., 16 miliardi di euro nei prossimi anni per l¹acquisto di 131
cacciabombardieri F35 ³Joint Strike Fighter²). I soldi per l¹istruzione e
per le altre spese sociali ci sarebbero in bilancio ma le priorità di questo
Governo sono evidentemente altre!
Per questi motivi la FLC-CGIL Toscana chiede alla FLC nazionale di valutare
l¹adesione allo sciopero dei metalmeccanici proclamato dalla FIOM-CGIL in
data 28 gennaio p.v. Inoltre la FLC-CGIL Toscana chiede alla FLC nazionale
di attivarsi presso la CGIL confederale per l¹organizzazione e la
proclamazione dello sciopero generale di tutte le categorie e di impegnarsi,
a partire dalle scuole e dalle università, a costruire un fronte di
opposizione e di lotta che coinvolga tutti i lavoratori, gli studenti e i
cittadini ai quali si vuol far pagare il costo della crisi.
Approvato con un voto contrario e un¹astensione
Firenze,
12.01.11
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