Buon Natale 2016 Chi porìa mai, pur favellando in prosa o in rima endecasillaba, o in ballata, od altra forma cognita od ascosa e con cervice lucida o avariata narrar la piega che pigliò ‘l pianeta qual colui ch’alle reni l’ha assaggiata? Che si debutti con l’A o con la Zeta nel ripercorrere a ritroso l’anno il fondoschiena assai si duole e squieta per quanto danno s’è sommato a danno! Ma resistendo cocciuto ogni dì per non cader preda del disinganno che di frequente s’appropria di chi soverchia di metà secol la china, la biglia afferro perché resti lì sanza cascar fatalmente in cantina; ed ahi ritorno a dir di ciò che fu nel duemilasedici che declina. Le cose serie omai non squietan più chè ci s’è fatto ‘l callo; sian le bombe, sian barcon che qui e là finiscon giù, se non capita proprio un’ecatombe suscitan più interesse due cretini come Lapo e Corona. Ma se incombe un disastro, si svegliano i mancini; ma sol per mezz’oretta, poi si torna al turbamento principal: Verdini. L’anno partì dicendo peste e corna all’Elena (gran pezzo di Leopolda) che vuol che la costituzion s’aggiorna; la mossa, ritenuta manigolda, a dicembre si pigliò un tal cazzotto che dissaldò ‘l Matteo dalla sua tolda. Io, non so voi, ch’a posteriore rotto frequentai già di Bertinotti l’era con Brexit e con Trump fò un bel filotto col quale mi delizio mane e sera. Quando ‘l Britanno l’europea congrega mandò a smercio ‘ve ‘l sol par ‘na chimera ci si capì un po’ meno d’una sega; ma ‘l dì poscia, con pianti ed alti lai, ci dissero: “Coglione chi lo nega! E’ chiaro come ‘l sol che son li guai che globalizzazion fa ai poveretti!” Al che pensammo: “Non vincerà mai un nababbo con pien di troie i letti!” Esatta prevision, con l’abrasivo l’America godrà gli stessi effetti che ‘l calvo puttanier televisivo a noi dispensò per ben due decenni mercè l’aiuto del mancin corrivo. Uscitine a fatica, non indenni, più per via dell’anagrafe che corre che grazie alle virtù dei nostri senni, c’è ancor chi arringa dall’eburnea torre per rotolar dal pero se la gente al rutto e al vaffancul poscia ricorre! Se alla mia età non ho imparato niente non è colpa mia, che non faccio apposta; è ‘l corpo mio che, avverso e renitente pur all’introduzion d’una supposta, capite ben che non si fa capace di cotante incursioni sanza sosta! Mi volgo allor, qual oasi di pace, a questo consiglio di tanto senno e di fratellanza men che fugace; e Buone Feste sanza meno accenno a tutti voi, con speme per il meglio vada di poi, col che ‘l calice impenno e brindo con ‘na man (con l’altra veglio)! Massimo "Er soneggiatore" |