Ministro, dove giocano i bambini?


Ministro Profumo, dove giocano i bambini?

Pubblicato da comitatonogelmini su 15 dicembre 2011

di Mila Spicola
da L’Unità
15 dicembre 2011

Ministro Profumo, dove giocano i bambini italiani? Giocano in strade senza legge? Sotto quali tetti e dentro quali scuole studiano? C’è qualcuno in Italia che se lo chiede per davvero? Chiedetevelo. Credano alle favole i nostri figli, non noi che cresciuti lo siamo da un po’.  “O mutos deloi oti”, studiavamo da ragazzi, la favola insegna che la crisi la superiamo se torniamo seri e dignitosi. Tutti.

Dall’agosto del 2008 a poco tempo fa, chi l’ha preceduto a viale Trastevere ne ha raccontate parecchie di favole e quasi tutti le hanno credute. Ma non erano favole portatrici di insegnamenti, erano falsità. Noi, Cassandre inascoltate, lo abbiamo ripetuto da subito, ogni santo giorno di questi assai meno santi anni, che c’era un problema: inascoltate dai più (“che brava che è, ha tagliato gli sprechi”, persino Monti lo disse, ahimè) , beffeggiate, insultate, ignorate. Ricordo a Roma di un enorme corteo di insegnanti dissidenti dirottato sotto il livello della strada, lungo il Tevere, per non farlo vedere. Ma le bugie hanno le gambe cortissime e la faccia brutta nonostante l’abbiano mascherata di “bellezza femminile”, strumentalizzando anche quella nel fin delle menzogne. Adesso il velo si squarcia.

Lei ha semplicemente reintrodotto il criterio della trasparenza permettendo di portare sotto gli occhi degli italiani tutti gli errori della gestione dell’ex ministro dell’Istruzione, MariaStella Gelmini. E finalmente la verità si svela: vengono evidenziati i problemi nelle scuole degli ultimi tre anni e i dati sono sconfortanti.
Dal 2008 c’è stato un crescendo di proteste da parte di insegnanti e genitori sulle misure adottate dal governo Berlusconi “contro” la scuola e sui disagi che esse comportavano: classi stracolme di alunni e disabili penalizzati. Nonostante le nostre denunce, che non erano di “pochi professori ideologizzati e di sinistra”, il ministero si è preoccupato di nascondere meticolosamente ogni numero, di non presentare più nessuna sintesi di dati sulla scuola e di non pubblicare più tabelle e grafici che potessero svelare il terribile impatto della riforma Gelmini sulla scuola italiana. Le poche informazioni ottenibili erano date dall’ufficio stampa: edulcorate e parziali. Ma noi li abbiamo vissuti e li viviamo nelle classi i problemi che oggi  vengono raccolti in tabelle e grafici  grazie a quella trasparenza ridiventata tale. Dati consultabili e verificabili:  possiamo aggiungere i numeri alle proteste e dire che è tutto vero. Le raccontano, egregio ministro, dove vivono i ragazzi la maggior parte delle loro giornate: in luoghi in buona parte illegali. Lo dice la legge non un giudizio.

Una norma del 1992 stabilisce che, per assicurare un’adeguata sicurezza in caso di incendio, il numero massimo di persone in un’aula scolastica deve essere di 26 (25 alunni e un insegnante). Nell’anno scolastico 2008/2009 le classi con più di 25 alunni erano l’11% e tre anni dopo, oggi, anno scolastico 2011/2012, sono cresciute al 17,3%: quasi sei punti in più (ci sono classi persino di 42 ragazzi). Poco conta il ripeterci come un mantra che ci sono tante classi con numeri nettamente inferiori. Se il pericolo arriva quel 17,3 % non si salva. Senza il pollo l’affamato muore e il pollo e mezzo delle statistiche non nutre lui.

Nelle classi con un portatore di handicap il numero totale degli alunni deve essere pari a 20. Nel 2008/2009 le classi con un disabile e più di 20 alunni erano il 10,8%, mentre oggi, 2011/2012 il tasso è cresciuto al 13,4% con un record nella scuola media che vede un tasso del 23%. Ci sono classi di 28 alunni con due disabili e, in alcune ore, questi disabili non hanno insegnanti di sostegno. Possiamo pretendere la vostra indignazione? E riconsiderare gli elogi alla razionalizzazione che tale non è se va a scapito della sicurezza e dell’equità? Per non parlar della crescita.

Quel 17,3% e quel 23% sono il segno più evidente del mancato rispetto della legge, non la denuncia noiosa di qualche insegnante in vena di rivoluzione. Meritano lacrime quanto e più dei sacrifici dei nonni. E’ illegalità bella e buona in luoghi che non se la possono permettere una deroga dal giusto. Nessuna bravura in tali tagli. Nessun elogio. Ma se così deve essere (e noi continuiamo a pensare che così non deve essere): o cambiamo le leggi o le rispettiamo.

Adesso che i barbari, i nani, le ballerine e, aggiungiamo, gli ignoranti e quelli in malafede,  non ci sono più, ministro Profumo, possiamo pretendere, non dico la luna, ma almeno il rispetto delle leggi? Qualcosa cambierà? Giusto per dar l’esempio ai ragazzi e non farli ridere quando, da dietro una cattedra, o da dietro uno scranno, gli raccontiamo la Costituzione Italiana. Noi siamo seri e dignitosi a scuola. Il pericolo e il ridicolo delle norme assurde lasciamolo a un tempo passato e lungi dai banchi. Giusto per prepararli, sani nel corpo e nella mente, al futuro che li aspetta.





Articolo tratto da: Istruzione: bene comune - https://www.rknet.it/lascuolasiamonoi/
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